È stato salvato a Siena, al policlinico Santa Maria alle Scotte, grazie ad un particolare intervento chirurgico multidisciplinare che ha visto la partecipazione di numerose figure professionali dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. È la vicenda di un uomo, proveniente da fuori provincia, trasportato in ambulanza a Siena dopo un incidente stradale a metà gennaio. Subito dopo l’arrivo in Pronto Soccorso, dove è stato tempestivamente preso in cura, le sue condizioni sono poi precipitate a causa di un’emorragia interna dovuta alla rottura della vena cava inferiore, una condizione clinica gravissima che può causare la morte del paziente se non intercettata in tempo. In particolare, il paziente è stato preso prima in carico dal professor Franco Roviello, direttore della UOC Chirurgia generale a indirizzo oncologico, che ha identificato la causa dell’emorragia in atto e, contestualmente, sono stati allertati i colleghi del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare: sono intervenuti il dottor Tommaso Ligabue, della UOC Chirurgia Toracica diretta dal professor Piero Paladini, e il professor Eugenio Neri, responsabile della UOSA Chirurgia dei Grossi vasi. È stato quindi deciso rapidamente di procedere per suturare e riparare la vena cava, che era causa della emorragia interna, salvando così la vita al paziente. «Si è trattato di un paziente con un trauma ad alto impatto molto importate – spiega il professor Franco Roviello -. Il fattore di rischio più rilevante era l’emorragia interna dovuta alla rottura della vena cava inferiore, un fattore difficilmente individuabile perché a metà tra addome e torace. In sala – prosegue Roviello –, abbiamo subito valutato la gravità della situazione. Per questo è stato necessario anche l’intervento dei colleghi della chirurgia toracica e della cardiochirurgia».
Hanno partecipato alla procedura gli anestesisti Salvatore Quarta e Armando Fucci, l’équipe chirurgica composta dai dottori Vinno Savelli, Riccardo Piagnerelli, Stefano Pizzoleo e Gaia Oldra, il personale paramedico Stefania Rossini, Luca Corradeschi e la oss Anna del Vespa oltre al tecnico perfusionista Ylenia Marcone, allertata preventivamente per eventuale necessità di circolazione extra-corporea. Il paziente è stato poi affidato alle cure della Terapia Intensiva, il cui responsabile è il dottor Marcello Pasculli. L’uomo è stato poi dimesso dopo 3 settimane di degenza e adesso è tornato regolarmente alla sua vita normale.
«La rottura della vena cava è una condizione clinica potenzialmente letale per la maggior parte dei pazienti – aggiunge il dottor Tommaso Ligabue -. In questo caso la scelta dell’accesso chirurgico più consono è stata fondamentale per poter gestire e dominare anche una lesione di tale gravità, così come la presenza di un team multidisciplinare. – dice ancora Ligabue -: Avere più professionisti diversi ad operare nello stesso momento è stato un fattore determinante per poter salvare la vita al paziente».
«In traumi così importanti l’aspetto decisionale e la tempestività sono importantissimi – aggiunge il professor Eugenio Neri -. Oltre a questo, anche l’avere a disposizione le giuste tecnologie visto che, nel caso in questione, come avviene di routine nei traumi con possibile interessamento dei grossi vasi o del cuore, vengono predisposti i presidi di circolazione extracorporea e di supporto vitale avanzato. Io credo che il nostro metodo di lavoro sia stato premiante – conclude Neri -: avere tanti professionisti, con specializzazioni diverse, disposti a collaborare fianco a fianco rappresenta un’indubbia ricchezza per tutto l’ospedale».