“La scuola deve ripartire del tutto in presenza. La didattica a distanza è stata una misura necessaria in una situazione di emergenza, ma ora è fondamentale che le nostre ragazze e i nostri ragazzi tornino a frequentare sempre le classi. I giovani, dopo due anni di distanziamenti sociali e di una pandemia che ha innescato profondi disagi psicologici, devono poter vivere la scuola in tutti i suoi aspetti. Non possiamo chiedere a loro ulteriori sacrifici, e neppure alle famiglie e agli insegnanti. La settimana corta, una delle proposte su cui si ragiona in questo periodo per il risparmio energetico, non può essere una soluzione, perché andrebbe ancora una volta a gravare sugli studenti. E questo è inconcepibile: dobbiamo tutelarli e aiutarli a ritrovare i giusti equilibri tra studio e socialità per un percorso di crescita sano che consenta di strutturare la propria identità. Riteniamo importante anche che l’uso della mascherina sia destinato solo ai soggetti fragili o nel caso di nuove ondate del virus: le relazioni hanno bisogno di volti e di sguardi per ritrovare fiducia e il desiderio di riaffidarsi agli altri”. Lo afferma Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.
“Lo sviluppo di ogni giovane è determinato anche dal contesto di relazioni in cui vive, dall’intreccio di emozioni e cognizioni. Ci sono storie di adolescenti che hanno vissuto forme d’ansia tali, dopo mesi di lezioni da casa e pandemia, da non riuscire a ritornare subito in classe. Bisogna più che mai investire sul benessere psicologico dei ragazzi, la pandemia ha mostrato chiaramente le conseguenze della didattica a distanza. Abbiamo registrato nei giovani – aggiunge Gulino – modifiche del comportamento alimentare, fobie sociali, depressione. Dagli ultimi dati rilevati da un’indagine dell’Ordine degli Psicologi della Toscana lo scorso maggio è emerso che tra gli adolescenti le richieste di prestazioni psicologiche sono aumentate dell’81% tra i professionisti del settore: la fascia di età che ha subito maggiormente l’influsso negativo della pandemia”.
“Non possiamo permettere che la paura diventi uno stato emotivo fisiologico permanente. Quando si supera una certa soglia, diventa problematica e altera i normali processi di crescita. La paura della paura immobilizza e attiva pensieri contrari alla necessaria spinta di un giovane ad andare verso il mondo, per conoscerlo e imparare a muoversi dentro. Diventare grandi – conclude la presidente dell’Ordine – vuol dire affrontare le proprie paure, non farsi paralizzare. Più la paura aumenta e più blocca la crescita. Per questo viene consigliato di uscire da apparenti zone di comfort, osare e rischiare, per completare la strutturazione della propria personalità. Investiamo sulla scuola e sulle relazioni interpersonali, la presenza in classe e il sostegno psicologico devono essere tra le priorità della politica”.
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