Comprare un giornale da Linda non era acquistare una delle tante gazzette d’informazione. Era scambiarsi qualche idea sui guai o le speranze di Siena, prendersi in giro con qualche bonaria battutaccia.
Insomma il rapporto con Linda Marchetti Tancredi, che ci ha lasciato a 92 anni, era speciale, di quelli che non hanno nulla a che vedere con le normali relazioni tra acquirente e commerciante. Aveva qualcosa di oracolare la voce possente e rauca che ti investiva con impeto dallo stambugio ligneo, da vincolare ormai – ci scherzavamo – come uno spazio storico. Lei, al di là del vetro, recitava sfoderando un sorriso amico, imprecando, apostrofando, gioendo con te o brontolando per qualche malefatta che la rendeva inquieta. Nei temi il primo posto spettava all’Oca. Ma Linda ne aveva per tutti, con la franchezza popolana che non temeva di andare al sodo. Il dolore per la morte del figlio Otello si era sommato alla tristezza per aver dovuto abbandonare la postazione che aveva mantenuto da anni. Quando si dovette spostare dalla città per trasferirsi in periferia, in una casa popolare luminosa e ben sistemata, fu come partire per un altro mondo. Uno strappo mai colmato. Ogni tanto tornava all’ombra dell’Arco de’ Pontani e le mancava il respiro. Fino all’ultimo ha voluto essere Linda, con la dignità che il suo bel nome suggellava. E ti domandava dei figli, della moglie, prima che tu dicessi quello che volevi. Il primato degli affetti contrassegnava indelebilmente il suo carattere. La sua figura ha regalato a Siena un’anima di brusca cordialità. E resterà nel ricordo con la sua risata fragorosa e cordiale, con la sua umanità schietta e fiera.
Roberto Barzanti