È difficile darsi una risposta, ci stiamo pensando da ieri: come è possibile che un orso gigante di pelouche abbia attratto l’attenzione del pubblico in maniera così eclatante?
Tutto è iniziato nel pomeriggio di ieri, quando abbiamo postato sulla nostra pagina Facebook l’immagine di alcuni rifiuti ingombranti lasciati accanto ai cassonetti nel parcheggio della Mens Sana. Un orso di pelouche sistemato a sedere su un seggiolino da bambini, uno stendino e una sedia. Tutto ben composto ma tutto al di fuori della regola perché, fortunatamente, a Siena c’è un servizio gratuito messo a disposizione degli utenti per il ritiro dei rifiuti ingombranti, un servizio che funziona.
Comunque, quello che ci lascia stupiti è la reazione immediata dei lettori, che è andata oltre al concetto di inciviltà per instaurare fin da subito, piuttosto, una corsa alla solidarietà. Un pelouche così, un giocattolo quasi nuovo, avrebbe potuto far felici bambini che diversamente non avrebbero mai potuto giocarci. Sono passati i minuti e i commenti finché un nostro lettore, Roberto Gonzalez Barroso, non ha deciso di recuperare l’orso per regalarlo appunto a una bambina che non avrebbe potuto averlo in maniera diversa. “Sono spagnolo, abito a Siena da vent’anni e da noi gli oggetti nuovi non si buttano, si regalano”. Così Roberto ha preso con sé il pelouche, è andato in lavanderia – dove già avevano letto la storia e hanno offerto gratuitamente il servizio di lavaggio – e sta aspettando il giocattolo rimesso a nuovo per regalarlo alla bimba.
Un gesto bellissimo ma ancora noi non riusciamo a capire che cosa si sia smosso negli animi dei lettori. Avevamo usato ironia per denunciare un gesto di inciviltà ( a proposito, c’è da adottare anche lo stendino) e ci siamo trovati senza parole di fronte a una reazione e una interazione che si verificano solo con notizie di ben altra portata, per noi. Anche perché questa non è una notizia. In qualche modo, però, il pubblico l’ha fatta diventare tale sostenendo con convinzione la necessità di ‘salvare’ quell’orso e dargli nuova vita insieme al sorriso di un bambino. Ecco allora che forse la risposta ce l’abbiamo ed è la nostra umanità. Non può essere diversamente. Ed è bellissimo leggervi e raccontarvi perché vuol dire che ciò che siamo, ciò che siete non è la feccia che urla sui social con rabbia e ignoranza contro i disperati che muoiono suoi barconi o i figli che vanno sulle moto d’acqua della polizia. Ciò che siete qui, sulle colonne virtuali di questo giornale, è ciò che tutti dovremmo essere sempre a dispetto della politica dell’odio e della mancanza di soldi in più ogni mese, quel più che non ci permette più di fare progetti a lungo termine ma di vivere giorno per giorno. Siete quelli che dietro a un pelouche vedete il sorriso di bambini che meritano di sorridere e siete adulti che sanno ancora vedere con il cuore. Ecco la risposta che cercavamo. E vi diciamo grazie, a Roberto e a tutti voi, per aver lasciato spazio all’ironia, alle risate, alla bontà, per aver capito (chi lo ha capito, per fortuna sono pochi a non averlo fatto e ci dispiace per loro) il senso del nostro post e soprattutto per essere andati oltre e aver scritto una bella storia a lieto fine. In fondo, il sorriso è la distanza più breve tra le persone.
E adesso vogliamo sapere il nome dell’orso!
Katiuscia Vaselli
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