Siena

‘Segni di Speranza’, a Spoleto la mostra diffusa con le opere salvate dal sisma

In occasione del Giubileo della Speranza, a nove anni dal terremoto che sconvolse il Centro Italia, colpendo in modo profondo il territorio umbro, l’archidiocesi di Spoleto-Norcia e la direzione regionale Musei nazionali Umbria promuovono la mostra “Segni di Speranza dai luoghi del sisma”, che presenta circa 50 opere sottratte al terremoto e restituite alla loro originaria bellezza grazie alla perizia degli esperti e alla generosità dei mecenati.

Accolte a Spoleto fino al 21 settembre nella prestigiosa sede della basilica di Sant’Eufemia, del Salone Barberini del Museo diocesano e del Salone d’Onore della Rocca Albornoz, “raccontano – spiegano i promotori – la capacità dell’essere umano di risollevarsi, di guardare in alto e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra per porre tutta l’intelligenza, la maestria, la fantasia e l’impegno al servizio di un comune riscatto; per risollevare, insieme ai muri delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e per risvegliare la gioia di vivere”.

L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Soprintendenza belle arti architettura e paesaggio dell’Umbria, vede la partecipazione di Eni come main partner.L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio e il contributo del commissario straordinario di governo per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma 2016 e della Regione Umbria.

Emblematica dell’alto valore artistico e dello spirito devozionale rappresentato dalle opere esposte, è la Madonna adorante di Castelluccio, uno dei primi pezzi raccolti dai tecnici della Soprintendenza dell’Umbria tra le macerie e messi in salvo subito dopo le scosse del 24 agosto 2016, non senza le proteste degli abitanti che, privati di tutto, non volevano perdere anche un’ultima rassicurante presenza.

Tra le altre opere esposte, il Crocifisso attribuito a Benedetto da Maiano e il prezioso tabernacolo contenente il bassorilievo della Madonna Bianca, scelti quali esempi rappresentativi dell’inestimabile patrimonio culturale salvato in questi anni e poi la Madonna col Bambino di Onde di Serravalle (Norcia), il Crocifisso e la Madonna Bianca da Ancarano di Norcia, il Reliquiario del dente di San Benedetto, solitamente conservato nella residenza comunale e tuttora portato in processione per le vie di Norcia in occasione delle celebrazioni dell’11 luglio, giorno della sua festività.

“Ammirare questi capolavori di arte e di fede – ha commentato monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia – permette di pensare allora al tempo della ricostruzione che ancora ci attende come ad una grande occasione per compiere un salto di qualità nella vita quotidiana. Dobbiamo guardare avanti con sguardo lungo; attenerci fedelmente non alle opinioni correnti e ai calcoli interessati ma a ciò che è vero, buono e giusto. Le statue e le tele che possiamo ammirare in questi luoghi sono una manifestazione della bellezza, opera delle mani dell’uomo”.

Nelle tre sedi della mostra sono presentate opere selezionate perché possa essere valorizzato il lavoro di recupero e restauro a cui sono state sottoposte e, ancor di più, far comprendere al visitatore le ragioni profonde per le quali furono volute e create dalle comunità della Valnerina.

marco crimi

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