Siena

Sequestro cantiere Esselunga, ecco perché dopo un mese parla il Comune

Non c’era stato subito ma è arrivato a distanza di un mese dal sequestro del cantiere e ad una settimana dalla conferma di questa misura da parte del tribunale: palazzo pubblico prende una prima posizione sulla vicenda Esselunga di strada Massetana Romana, con un comunicato del vicesindaco e assessore all’urbanistica Michele Capitani. L’argomento, lo ricordiamo, era all’ordine del giorno del consiglio comunale dello scorso 26 settembre, con un’interrogazione, ma non è stato affrontato.

Ma perché oggi e non prima? Un motivo c’è, proviamo a fare un ragionamento logico. “Piena fiducia nella magistratura, nella consapevolezza che Siena ha bisogno di risorse e di lavoro e deve essere un territorio attrattivo e sburocratizzato, nel quale sia possibile investire serenamente per creare ricchezza, sviluppo, occupazione”, si legge. “Siamo certamente amareggiati – aggiunge Capitani – per quanto accaduto, è un provvedimento che nessuno si aspettava, ma comprensibilmente l’autorità giudiziaria fa il suo lavoro nell’ambito di accertare la correttezza delle procedure. Siamo altresì consapevoli della serietà e correttezza del lavoro portato avanti dagli uffici comunali, fin da quando è emersa la volontà di far nascere nello spazio di strada Massetana Romana una struttura di distribuzione e che si è evoluta con l’avvento di un marchio che mai negli anni era riuscito ad approdare all’interno del territorio comunale”.

Capitani si dice “preoccupato” per la situazione che  “sono costretti a vivere in questa fase i cento dipendenti che avrebbero dovuto iniziare a lavorare nelle prossime settimane. In una fase economica non semplice anche per il nostro territorio, come testimoniano, ad esempio, le vicende Beko e Paycare, la nuova apertura di questo spazio avrebbe costituito una boccata di ossigeno e di ottimismo per l’occupazione”. Evidentemente le pressioni che arrivano sul Comune da parte dei dipendenti e delle loro famiglie, sono enormi. Più che comprensibile: a prescindere dal marchio e dal settore, ci sono un centinaio di dipendenti e rispettive famiglie che non vedono più un futuro laddove esso si prospettava più roseo da dicembre 2024 in poi, con l’ingresso a lavoro. Comprensibile che queste persone facciano pressioni forti sulle istituzioni, sui sindacati e in tutte le sedi ove sia possibile far sentire la propria voce. Si parla di persone che non hanno prospettive di lavoro e di futuro, in questo momento. Proviamo, tutti quelli che hanno la fortuna di averlo un lavoro più o meno piacevole o soddisfacente o fatico ma comunque un mestiere che ci dà dignità e uno stipendio in fondo al mese, a metterci nei panni di queste persone. E dei loro cari. e dei loro figli.

Quindi se all’inizio l’assessore aveva deciso di lasciare totale spazio alla magistratura senza alcun intervento, osservando gli sviluppi, a causa forse di questa crescente pressione da parte dei dipendenti Capitani è stato costretto a prendere posizione.

C’è di più: forse potrebbe essere vicino il dissequestro  e Capitani ha voluto spingere per dare l’input definitivo?

“Attendiamo con serenità e fiducia – conclude il vicesindaco Capitani – le decisioni dell’autorità giudiziaria, auspicando che la vicenda venga chiarita in tempi celeri. Continueremo nel mentre a lavorare, per far diventare Siena attrattiva e strategica per gli investimenti privati, snellendo la burocrazia ma sempre nel rigoroso rispetto delle normative, nonché idonea allo sviluppo delle giovani generazioni, garantendo un futuro sostenibile per tutta la comunità”.

Tempi celeri ce li auguriamo anche noi, qualsiasi sia la decisione ma auspichiamo che sia quella di dare risposte concrete e definitive ai lavoratori. Oltretutto l’immagine che è stata data della città all’esterno, non è positiva per eventuali investitori che vengono da fuori. Forse è l’ora di farla finita e di aprirsi al futuro, perché l’alternativa è decisamente peggiore e si sta avvicinando a passo svelto.

K.V.

marco crimi

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marco crimi

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