Sottopagati, senza alcuna misura di sicurezza, con turni estenuanti ed nascosti nel cofano dei veicoli aziendali, quando ci si doveva spostare, per eludere i controlli.
Questo il contesto di sfruttamento in cui avrebbero lavorato almeno otto cittadini stranieri e che è emerso dalle indagine condotte nell’ambito di un’operazione partita a luglio dello scorso anno e portata avanti dai carabinieri dell’ispettorato del lavoro di Siena e del nucleo forestale di Rapolano dopo un’ispezione eseguita in cantiere per l’istallazione di un impianto fotovoltaico a Rapolano Terme.
Sotto indagine un cittadino di origine pakistane, residente a Rapolano Terme, titolare di un’azienda per servizi in agricoltura e di una società a responsabilità limitata. Nei suoi confronti i carabinieri e la guardia di finanza di Siena hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della custodia in carcere emessa dal gip del tribunale di Siena. Il giudice ha anche emesso una misura cautelare reale attraverso un sequestro preventivo.
L’uomo è indagato per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, per la detenzione di una carabina non denunciata, per l’impiego di lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno e per il concorso in sostituzione di persona e falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sull’identità.
L’operazione, dicevamo, è scattata a seguito dell’ispezione avvenuta a luglio. In quell’occasione gli uomini dell’Arma contestarono all’impresa violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Le indagini successive, eseguite sotto la direzione della Procura di Siena, hanno fatto emergere il quadro indiziario attraverso le dichiarazioni di testimoni, pedinamenti, controlli delle telecamere, servizi di osservazione.
L’impiego di manodopera a condizioni di sfruttamento è l’ipotesi di reato più grave contestata: approfittando dello stato di bisogno di chi lavorava per lui – almeno 8 cittadini stranieri sono stati identificati nel corso delle ispezioni – l’uomo li pagava con un salario più basso rispetto a quello previsto dalla contrattazione collettiva, li sottoponeva a turni massacranti (da 12 a 14 ore al giorno e senza giorno di riposo settimanale).
Numerose poi le violazioni per quanto riguarda la sicurezza (mancanza di dispositivi di protezione individuale, formazione di corsi sulla sicurezza, sorveglianza sanitaria, piano operativo di sicurezza sul cantiere). E non mancavano situazioni alloggiative, metodi di controllo e sorveglianza dei lavoratori degradanti (come il trasporto ai luoghi di lavoro nel cofano dei veicoli aziendali per eludere i controlli).
“Inoltre – si spiega – , all’indagato viene contestato anche il reato di impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e concorso in sostituzione di persona e falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sull’identità, poiché in qualità di datore di lavoro avrebbe occupato alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e avrebbe indotto gli stessi a dichiarare false generalità nel corso dei controlli dei carabinieri nei luoghi di lavoro e a mostrare fotografie digitali di documenti di identità di altri cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio dello Stato”.
Grazie agli accertamenti della Guardia di Finanza si è privato l’indagato delle ricchezze illecitamente accumulate. Il pm, con gli elementi di prova raccolti, ha chiesto l’adozione di misure cautelari idonee, approvato dal gip che ha condiviso l’ipotesi della procura.
Tra queste la custodia in carcere, il sequestro di 27mila euro o, in alternativa, dell’equivalente di beni finalizzato alla futura eventuale confisca ed il sequestro della ditta individuale e della società a responsabilità limitata riconducibili all’indagato.
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