“È disarmante quando si apprende quanto emerso dalle indagini dei carabinieri e ispettorato del lavoro rispetto allo sfruttamento dei migranti nei campi con forme di intermediazione illecita, irregolarità contrattuale, non rispetto delle norme di sicurezza e addirittura di violenza e minacce da parte degli indagati. Siamo preoccupati che la piaga del caporalato trovi terreno fertile anche nella nostra provincia” esordisce così la nota stampa della Cgil che vuole commentare l’indagine sui migranti sfruttati nei campi ricordando anche la proposta fatta a suo tempo dal sindacato.
“Ricordiamo che laddove primeggia l’illegalità scarseggia la sicurezza e svaniscono i diritti di chi lavora e dove si arretra su sicurezza e diritti cresce il rischio di morire. Per noi è fondamentale creare sinergie tra istituzioni, organizzazioni datoriali, sindacati e cittadinanza tutta, per aumentare la rete del controllo ed evitare questa deriva – prosegue -. La Cgil, da tempo, aveva lanciato l’allarme sul rischio che forme di caporalato si affacciassero anche nel nostro territorio e al tavolo sullo sfruttamento lavorativo in prefettura aveva proposto a tutte le parti un protocollo di intesa per il contrasto all’illegalità nel settore agroalimentare e vitivinicolo; questo avrebbe consentito almeno un monitoraggio ad ampio spettro sulle varie situazioni che sono presenti nella provincia agendo in via preventiva”.
“Crediamo che il tema della prevenzione e della lotta allo sfruttamento e all’illegalità nel lavoro sia obiettivo comune e imprescindibile. Sarebbe auspicabile l’immediata riapertura del tavolo in prefettura e l’avvio di un confronto serrato che abbia come primario obbiettivo quello di tutelare lavoratrici e lavoratori che si trovano in condizioni di nero, illegalità e precarietà, ovvero sotto il ricatto di non poter rivendicare i propri diritti e denunciare la propria condizione. Con i vari strumenti esistenti possiamo definire un modello territoriale di intervento efficace a tutela e supporto delle vittime, o potenziali tali, di sfruttamento lavorativo, sviluppando metodologie di emersione e presa in carico integrata delle persone vulnerabili, anche con la finalità di creare misure volte al reinserimento nel lavoro – conclude la Cgil -. Questo era il senso della nostra proposta di protocollo e la sfida di legalità che tutte le Istituzioni e le Parti sociali dovrebbero raccogliere”.