Aveva cercato la libertà, in un estremo tentativo di ribellione, saltando giù dal rimorchio di un’auto che lo stava trasportando al macello. Per Senia, il maiale così chiamato dagli agenti della Polizia che all’inizio di luglio lo avevano recuperato sulla strada 73 di Ponente a Costalpino, alle porte di Siena, ieri è iniziata una nuova vita. Da un allevamento fuori città, dove era stato portato il giorno del ritrovamento, è arrivato a Castiglione d’Orcia. Qui è stato accolto nel rifugio “La Tana del Bianconiglio”, che ospita 60 animali salvati dallo sfruttamento e da una morte violenta nei mattatoi. L’associazione “Vita da cani” di Milano e la Rete dei santuari di animali liberi in Italia si erano rivolte al sindaco di Siena perché Senia avesse un destino diverso da quello già segnato per tutti i maiali come lui e venisse affidato a una struttura nella quale trascorrere tutta la vita, libero e accudito. Il sindaco aveva subito accolto la richiesta e dopo la visita dei veterinari della Asl, per Senia – così rinominata perché nell’occasione si è scoperto essere una giovane maialotta di cinta senese – ieri è stato il giorno della liberazione.
Ludovica Lombardini e Diego Statuti, che hanno creato il rifugio “La Tana del Bianconiglio” nei terreni della loro azienda agricola biologica, per testimoniare che una scelta diversa – senza sfruttare e uccidere gli animali – è possibile, hanno costruito il recinto dove per qualche giorno Senia resterà per imparare a conoscere anche gli altri animali che già vivono lì da tempo. Poi prima dell’inverno si dovrà costruire un nuovo riparo tutto per lei.
“E’ stato commovente vedere Senia scendere dal camion che la mattina aveva portato altri suoi compagni al macello. La sua vita sarebbe dovuta finire in maniera violenta come la loro e invece oggi comincia in un santuario per animali liberi. La storia di Senia deve farci riflettere su una realtà tragica, quella vissuta dagli animali definiti ‘da reddito’ che ogni giorno vengono uccisi nei mattatoi, per capire quali conseguenze hanno le nostre abitudini su questi individui, fatti nascere al solo scopo di essere uccisi per diventare cibo. Possiamo andare oltre queste abitudini e riconoscere quanto sia ingiusto ciò che facciamo agli animali”.
“Il nostro lavoro per il rifugio è impegnativo da ogni punto di vista – prosegue Diego, che da Roma si è trasferito nelle crete senesi insieme alla compagna per dare vita a questo progetto di impresa agricola e rifugio – . Ospitiamo circa 60 animali tra pecore, capre, mucche, tacchini, conigli e un cavallo – aggiunge Ludovica – . Per questo la nostra associazione e Vita da cani hanno aperto due raccolte fondi per Senia, per far fronte a tutte le spese per lei, dal trasporto alla capanna e al mantenimento mensile attraverso l’adozione a distanza. Chi vorrà potrà adottare anche altri degli animali rifugiati”.
“I santuari, come il Bianconiglio o gli altri della nostra Rete, che rappresento – commenta Sara d’Angelo – , sono lo spazio fisico dove vivono gli animali liberati, liberi, rifugiati. Dove si sperimenta un mondo alla rovescia: gli animali non sono più da reddito bensì da debito. Non devono più produrre alcunché e sono liberi di gestire la loro vita, il loro tempo come meglio preferiscono, senza costrizioni e richieste. Al di fuori di ogni logica di sfruttamento. Sono luoghi di resistenza e resilienza dove accanto agli animali, insieme a loro, anche noi resistiamo, viviamo, raccontiamo storie di speranza, resilienza e libertà. Qui si sperimenta, paradossalmente, un’economia al contrario, e gli animali che per secoli di domesticazione e allevamento hanno ‘lavorato’ per gli umani, nel santuario si riposano, e sono gli uomini a lavorare per loro”.