Siena

Si spoglia della sue ricchezze per ritrovare se stesso: la storia di Gabriele, che ha amato Siena

“E’ la storia di vita di qualcuno che ha perso la strada, si è fermato ed è riuscito a riscoprirsi e a ricongiungersi con la propria famiglia. Purtroppo questa persona non c’è più, per colpa di una malattia, ma il suo racconto resta un insegnamento per tutti. Parlava sempre di amore e forse a Siena lo aveva trovato“.

A luglio del 2019 Anna Ferretti, responsabile della Caritas di Siena, e suor Nevia delle Monache conoscono Gabriele, un uomo di oltre 60 anni che si era presentato alla mensa estiva dell’associazione. La sua “non è una storia di strada come quella di altri che vengono qui”, dice Ferretti. E’ stato il suo travaglio esistenziale che lo ha portato a perdere tutto. “Aveva un ruolo di primo livello in un’importante banca del nord Italia, lavorava all’estero e nelle grandi città. Il suo è l’esempio che i soldi non fanno la felicità: ha avuto un tracollo e ha rinunciato a tutto quello che aveva”, prosegue la responsabile della Caritas.

“Quando è venuto da noi ci ha detto che stava girando per l’Italia e che chiedeva solamente un piccolo aiuto per il pranzo. Dopo i primi tre giorni alla mensa, questa era la durata del suo permesso qui da noi- continua-, ha fatto l’ascolto ed ha continuato a venire a mangiare. Era una persona molto serena, ma chiusa in se stessa, non si apriva con nessuno”.

 

 

Dopo la mensa estiva Gabriele è passato alla quella di San Girolamo, dove ha incontrato Suor Nevia Delle Monache e l’arcivescovo di Siena e Cardinale S.E Paolo Augusto Lojudice. “Ha continuato vivere per strada fino a novembre del 2019 quando i vigili urbani lo hanno trovato a dormire fuori dal Santa Maria della Scala – continua Ferretti-. La polizia municipale ci ha chiesto di accoglierlo nel dormitorio di via Piccolomini. E ‘stato in quel momento che abbiamo parlato con lui di un vero progetto di vita. Dopo le prime ritrosie ha iniziato ad aprirsi con tutti e a raccontare e a riflettere sulla sua esistenza”.

“La prima volta che mi ha parlato mi chiese se poteva fare una bancarella per la festa di San Vincenzo – così esordisce suor Nevia-. Gli risposi che poteva preparare qualcosa da offrire all’Arcivescovo”. Era rimasto così affascinato da Lojudice che “il 31 dicembre del 2019, quando saremmo dovuti andare ad un incontro ad Arbia, non volle venire perché voleva assistere al Te deum in Duomo. Amava  conoscere e approfondire -sottolinea la suora-:  non era un credente, ma quando gli regalai la Bibbia per lui fu una gioia”.

Nei giorni trascorsi a Siena l’uomo ha scoperto tante cose, come la sua passione per l’arte: amava creare opere con piccoli oggetti, di scarto, addirittura stava pensando di fare una sua mostra personale. “Se una cosa buona il covid l’ha fatta è stato farlo tornare in se stesso-afferma la responsabile della Caritas di Siena-. Pochi mesi dopo il dormitorio ci siamo trasferiti in campagna, alle Tolfe. Per lui che aveva sempre vissuto nelle grandi città, sperimentare questa cosa fu una benedizione”.

 

 

“I mesi passavano e lui faceva grandi passi in avanti- continua Ferretti-. Nel maggio 2020, quando siamo andati a fargli una visita in campagna, ci ha detto di essersi messo in contatto con una sua maestra: avevano iniziato un rapporto epistolare e  avrebbero iniziato a scrivere un libro insieme“.

Dal rapporto con la sua insegnante Gabriele è tornato ad avere un rapporto con la sua famiglia con cui, lo scorso 25 luglio,  si è finalmente riunito. “Mi telefonò e mi disse:’ Io parto’ . In quei non ero in San Girolamo – ricorda Suor Nevia-. Quando tornai alla mensa luì venne apposta per salutarmi”. ” Quando lo abbiamo visto partire ci si è allargato il cuore”, ammette Ferretti.

Il ricongiungimento però è durato solo pochi mesi. Lo scorso dicembre l’uomo è scomparso, portato via da una malattia. “Quando andò via da San Girolamo gli donai un braccialetto con una medaglietta miracolosa e gli dissi: ‘conservalo perché io ti vengo a trovare’- ci racconta suor Nevia-. Quando sua sorella mi ha chiamato per dirmi della sua morte mi ha detto che Gabriele le aveva scritto tutte le cose da fare dopo la sua scomparsa. Tra queste c’era una piccola frase:’ Non mi togliete il braccialetto'”.

“Ha rinunciato a tutto e ha perso tutto. Per questo è stato importante per lui riflettere da un punto di vista spirituale, con suor Nevia ed il Vescovo Lojudice, poi con gli assistenti sociale, la sua maestra e la sua famiglia- conclude Ferretti-. A Siena alla fine aveva raggiunto la pace dentro con se ‘stesso, aveva scoperto l’essenzialità della vita”

Katiuscia Vaselli

Marco Crimi

 

 

 

 

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