La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per l’agente assicurativo Massimo Lucchesini e per sua sorella Chiara. Il primo è accusato di truffa, autoriciclaggio e evasione fiscale. Ben 68 le persone offese tra Siena, Colle e Poggibonsi molte delle quali appartenenti alla stessa famiglia e che oggi piangono quei soldi che credevano bene investiti in polizze assicurative e che invece sono svaniti e nessuno sa che fine abbiano fatto. E’ l’autunno dello scorso anno quando la Procura viene “investita” dalle prime denunce – querele da parte di alcuni clienti del noto gruppo assicurativo per il quale il Lucchesini lavorava. Il procuratore capo Salvatore Vitello delega il comando provinciale della Finanza a fare indagini. Sono gli uomini della pg presso la Procura delle Fiamme gialle ad eseguire un sequestro d’urgenza per congelare tutti i beni nella disponibilità dell’assicuratore: auto, denaro, polizze, titoli e beni mobili. Di fatto il danno procurato alle vittime pari a 2 milioni e 600mila euro non è pari a quanto sequestrato. Ma che fine ha fatto il denaro?
Gli approfondimenti investigativi hanno riguardato principalmente il rintraccio dei flussi finanziari sui conti correnti dell’indagato e hanno richiesto l’escussione di altri ignari clienti gestiti dal Lucchesini che vantava un portafoglio di 500 assicurati. La Finanza, tra l’altro, ha trovato ben cinquanta polizze – talvolta recavano più intestatari – che sono risultate false. Secondo gli investigatori, una delle tecniche truffaldine dell’assicuratore nel momento in cui si fosse verificata la necessità di un risarcimento o di un pagamento, liquidava il cliente utilizzando i fondi sottratti ad altri clienti. Insomma una sorta di piccola assicurazione in proprio e per questo gli è stato contestato anche l’autoriciclaggio.
Ora il tutto arriva all’attenzione di un giudice. Ma c’è di più perché in questo contesto non va dimenticato l’articolo 119 della normativa che regola le assicurazioni che testualmente recita: ” l’impresa di assicurazione per conto della quale , agiscono i produttori diretti risponde in solido ai danni arrecati dall’operato dei medesimi, anche se tali danni siano conseguenti a responsabilità accertata in sede penale…”
Cecilia Marzotti
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