“Un albero d’ulivo, simbolo di pace, di solidarietà e della nostra terra, che è capace di ‘ributtare anche con delle condizioni avverse e le cui radici sono solide. Le radici solide le deve avere anche la legalità nel nostro territorio, la legalità deve appartenere alla nostra cultura”.
Silvio Franceschelli, presidente della provincia, non poteva usare una metafora più corretta per descrivere il significato dell’evento vissuto oggi. A trent’anni esatti dalle stragi di Capaci e via D’Amelio Siena ricorda il grande sacrificio di tutte le vittime della mafia, con la messa a dimora de “l’Albero della felicità” , un ulivo simbolico nei giardini della Lizza, di fronte al tribunale di Siena, e con la scopertura di una targa che ribadisce l’impegno delle istituzioni nel combattere la criminalità organizzata. ”
All’iniziativa odierna hanno preso parte anche una rappresentanza di studenti dell’istituto Piccolomini e di giovani contradaioli delle 17 consorelle che hanno fornito una commovente riflessione sul tema della legalità. Il bene e il male. Il bianco e il nero della nostra Balzana. Nell’uno c’è l’altro. Nel conflitto delle contrade risiede la nostra unione di consorelle. E il giallo tufo rende a tutti giustizia. Se una vince, vince Siena. Vince il nostro essere immortale. E immortale è tutta quella gente che, mai vana e vanamente, ha portato la memoria fino ad oggi. Oggi. Ci sono stati uomini che han scritto pagine di una vita dal valore inestimabile. Uomini giudici che passo dopo passo han lasciato un segno, con coraggio e con dedizione”, così recitano due giovani della Torre e della Lupa. I ragazzi hanno poi ornato i rami dell’albero con le coccarde delle rispettive contrade.
Un gesto, quello di stamani, che “deve ricordare come la legalità si debba cercare ogni giorno, si debba tradurre nel concreto della vita quotidiana”. Così nel suo intervento il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, che poi ha ricordato la figura di Don Pino Puglisi: “Per me è stato un esempio, ha inspirato tanto del mio percorso ministeriale. Non era un eroe ma un prete normale che ha cercato, in contesti difficili, di fare scelte impegnative ma determinanti. I mafiosi sono stati dei bambini che sono diventati criminali alla luce di tanti motivi, come quello del contesto sociale in cui sono cresciuti” . Per questo, prosegue Lojudice, “bisogna sapere prevenire e innestare principi virtuosi anche a questi ragazzi”.
Il prefetto di Siena Maria Forte, a più riprese, ha usato la parola ‘sinergia’ parlando dei rapporti tra istituzioni e società civile: “L’unione tra noi esiste già ed è la migliore risposta perché garantisce una azione efficace di contrasto alla criminalità organizzata”. Forte parla poi della ripresa e della ripartenza dell’economia locale, dopo i mesi di pandemia: “Dobbiamo proteggerla da presenze oscure che possono creare situazioni difficili nel territorio”.
“La legalità non si declina nelle aule dei tribunali, dietro di essa c’è una grande lavoro di civismo e socialità. Siena è caratterizzata da una magnifica diversità (delle contrade ndr.) che però ci fa stare uniti su tanti fronti, come quello della pace sociale”. Luigi De Mossi, nel suo discorso, alterna la figura istituzionale a quella professionale, il suo essere sindaco di Siena al suo mestiere di avvocato. “Se guardo nei miei fascicoli trovo errori, così come come lì trovo anche in quelli dei giudici e della procura – ammette-, quello che ho visto in tutti è però l’onesta intellettuale che merita rispetto”. Tante le figure ricordate dal primo cittadino(molte appartenenti alle forze dell’ordine locali ndr.). Tra colore che vengono citati ci sono il magistrato Rosario Livatino e gli avvocati Fulvio Croce e Giorgio Ambrosoli. “Persone che non hanno chiesto di essere eroi ma che lo sono state perché hanno risposto, senza enfasi o squillo di cronaca, al dovere”.
A Salvatore Vitello, procuratore della Repubblica di Siena, è spettato ricordare il magistrato Paolo Borsellino: “Il rischio peggiore per tutti noi è quello dell’ignavia. Paolo ignavo non lo è mai stato perché aveva un’immensa fede che lo ha guidato nel combattere i mafiosi che inquinavano la sua città: Palermo. L’unica cura per combattere la criminalità organizzata è impegnarsi, senza paura, nel rispetto delle regole, incarnando lo Stato quando si risponde ai problemi delle persone”.
Sia il presidente del Tribunale di Siena Roberto Carrelli Palombi che il presidente dell’ordine degli avvocati di Siena Lucia Secchi Tarugi hanno riflettuto sull’importanza dei propri ruoli. “L’albero ricorda quanto è difficile il compito del magistrato, il nostro è un servizio all’uomo. Noi diamo un’anima alla legge che non deve essere un mezzo ma un fine”, così Carrelli Palombi. “Sono convinta che la legalità non possa esistere senza gli avvocati, siamo noi che, attraverso un buon uso delle norme possiamo fare garantire il rispetto dei diritti e delle libertà dell’individuo”, aggiunge Secchi Tarugi.
Dopo l’iniziativa odierna seguirà un triangolare di calcio Sport e legalità. Sotto questo slogan, infatti, grazie alla consueta fattiva collaborazione logistica a cura dell’Acn Siena, alle 16.30 si disputeranno all’ Artemio Franchi, le amichevoli tra la Rete Magistrati Sport e Legalità, una selezione di avvocati di Siena e di Perugia ed una selezione interforze della provincia di Siena.
MC