La Brexit avrà conseguenze e non solo per la Gran Bretagna: il Made in Italy è sicuramente a rischio per quello che riguarda l’export. Se ne sta discutendo su ogni tavolo, Coldiretti ha presentato un’analisi piena di ombre e uno studio di consulenza, tramite una nota stampa, si pone la domanda su ciò che sarà delle Dop e delle Igp. Lo spunto lo dà , appunto, un’indagine di Coldiretti che evidenzia che a rischio sarebbe il 30% dei prodotti agroalimentari italiani, che corrispondono a forniture stimate pari a circa 3,4 miliardi di euro (nel 2019).
“L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea . spiega Coldiretti-. In particolare si tratta di 823 prodotti di cui 300  agroalimentari e 524 vini. Nel sistema risultano inoltre coinvolti circa 200mila operatori e 283 Consorzi di tutela. La Toscana è una regione ricchissima per numero di prodotti Dop e Igp. Sono, infatti, 93 le tipicità enogastronomiche della regione, di cui 33 prodotti agroalimentari, 2 liquori e ben 58 vini“.
Un altro problema, come fa sapere il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli, è che il patrimonio di prodotti agroalimentari senesi esportati nel Regno Unito – una somma che equivale a 10 milioni di euro- può essere messo a repentaglio dai prodotti falsi made in Italy. “Una Brexit senza accordi tra Unione Europa e Gran Bretagna sulle tutele delle nostre Dop e Igp può essere molto dannosa -afferma-. Se non ci sono riconoscimenti giuridici in Inghilterra un olio e un prosciutto possono essere dichiarati Dop o di cinta senza aver mai messo piede nei comuni senesi“.
La situazione preoccupa il nostro assessore al commercio Alberto Tirelli che ha indicato le strategie di difesa dell’amministrazione. ” Sulle due Igp, panforte e ricciarello, stiamo cercando di dare sostegno ai produttori – afferma-, il consorzio è lo strumento operativo che serve in questi casi. Con la Camera di commercio faremo quadrato per difendere i nostri tesori”. Per Tirelli l’uscita UK dal mercato unico rimane ancora “un punto interrogativo. La paura è che ad essere toccati possono essere ricchezze come olio e vino che pesano molto nel paniere economico del territorio”.
Marco Crimi