Una bellissima storia di solidarietà che vede come protagonista il tessuto sociale di Siena: le contrade, il terzo settore e l’Asl sud est. Insieme hanno collaborato per rendere possibile una presa in carico domiciliare continua degli ospiti dell’Unità di cure palliative dell’azienda, non lasciando mai soli loro e i loro familiari. E così, “Mai soli”, si chiama questa storia partita un anno fa con una finalità: quella di evitare ricoveri impropri a pazienti malati terminali che, già godendo di un’assistenza in casa di 12 ore, necessitavano, per la loro tranquillità e per quella dei loro familiari, di avere questo servizio ampliato anche durante la notte e nei giorni festivi. Così è stata alleviata l’angoscia dei familiari e si è evitato al malato ulteriori sofferenze garantendo l’assistenza anche nelle ore notturne e nei giorni festivi.
Sono passati 12 mesi dall’avvio del progetto e ieri è stata fatto un primo bilancio sui risultati ottenuti: sono state prese in carico 175 persone malate terminali, di cui 102 per un periodo pari a 24 ore giornaliere, i decessi in ospedale si sono ridotti dal 17 %( dato preso nel 2017) all’8% odierno. “Crediamo che sia un successo, il luogo di casa è considerato più adatto per le persone che purtroppo si trovano in una fase della vita così difficile – ha commentato Mariella Taccioli, del dipartimento delle Professioni Infermieristiche e Ostetriche dell’Ausl Toscana Sud Est-. Li abbiamo seguiti in un ambito domestico, che per loro è l’ambito migliore in queste gravi situazioni”.
“Esco rincuorata da questa grande condivisione di lavoro in provincia di Siena – questo il videomessaggio del direttore sanitario della Asl, Simona Dei-. Vi ringraziamo per il supporto che ci avete dato nella presa cura del malato negli ultimi giorni della sua vita “. Tanto l’orgoglio del Rettore del Magistrato Claudio Rossi per una cosa che, a suo dire, si lega all’essenza dei 17 rioni: ” Appartenere ad una contrada significa non essere mai soli, dalla nascita fino alla morte – afferma-. Fa piacere vedere che il nostro mondo sappia vivere per aiutare il prossimo”.
Tutto è stato reso possibile grazie alla disponibilità degli infermieri della zona senese, il loro servizio è stato sostenuto dal contributo economico del gruppo Donatori di sangue delle contrade. L’associazione Quavio invece, attraverso i suoi volontari ed i suoi psicologi ha definito il percorso più appropriato alla persona. “Il progetto è stato efficace per chi l’ha ricevuto. Ci accorgemmo, nei nostri servizi di assistenza, che il momento più grave avviene quando il paziente comincia a respirare male -dice Vanna Galli, presidente di Quavio Onlus-: i familiari non ce la fanno più e chiamano il 118 mandando in ospedale il malato, a cui hanno dedicato mesi di dolcezza e di cura, in maniera impropria. Hanno bisogno di qualcuno che li rassicuri. Così abbiamo capito che bastava esserci, solo con la nostra presenza, per alleviare il loro dolore”.
“Oltre alla valenza socio-sanitaria c’è anche quella economica – conclude Paolo Rossi, del gruppo Donatori di sangue delle contrade-. Il nostro investimento sarebbe irrisorio per l’Asl Sud Est, per il futuro. Abbiamo finanziato il servizio degli infermieri dell’azienda dalle 20 alle 8, portando l’assistenza ad essere da 12 a 24 ore. Con piccoli interventi il paziente è rimasto nella propria abitazione ma i risultati sono stati altri: intanto il malato non si squilibria psicologicamente, il ricovero è sempre un dramma; secondariamente c’è un risparmio per gli ospedali, si evita un accumulo di spese dovute ai vari esami”.
Marco Crimi