Sulla figura mistica, misteriosa, controversa di David Lazzaretti vi ho già ammorbato la scorsa settimana. Ma personalità così forti non scelgono a caso i luoghi nei quali ritirarsi e, nel suo caso, dare addirittura vita ad una esperienza di comunità sociale e religiosa.
La torre costituiva il nucleo dell’eremo fu costruita in poco più di un anno dal 14 luglio 1869 al 30 agosto del 1870. Edificata in muratura a secco era costituita da tre livelli (come una torta, per sdrammatizzare) ai quale si entrava in un supporto fatto a spirale. Della costruzione originale rimane la forma conica tronca che costituiva la base al primo livello. Ai lati vi sono le rovine dell’edificio e della spirale che avvolgeva la singolare e suggestiva struttura, visibile fin da lontano, e coronata da una croce che nei giorni limpidi svetta nel cielo azzurro per ricordare la finalità prima di quel luogo.
Si dice che la strada per arrivare all’eremo in costruzione venne realizzata in una sola mattina, il 20 maggio 1870, da centinaia di persone accorse sul monte con zappe, pale e picconi in risposta all’appello di Lazzaretti.
La costruzione dell’eremo venne terminata nel 1875 e l’edificio risultò composto da un piano terra fatto di due spazi destinati a magazzini. Dal piano terra si può accedere ai livelli superiori: il primo era fatto di sei stanze una delle quali era la cucina, della quale resta ben visibile il forno. Al secondo c’erano le stanze per la notte. Dall’eremo, attraverso un passaggio interno, si poteva accedere alla grotta e alla chiesa.
Di grande impatto emotivo è proprio la grotta fu rinvenuta casualmente durante i lavori di restauro della torre. Vi si accede attraverso una spaccatura larga circa un metro e alta dai tre ai quattro che si sviluppava in leggera pendenza per circa trenta metri. Situata proprio sotto la torre, in origine, vi si accedeva anche attraverso un corridoio interno che la collegava all’eremo e alla chiesa. Nella grotta, in prossimità della parte terminale fu collocato un altare in un piccolo slargo naturale dove furono rinvenuti resti di una antica sepoltura.
Dato grave stato di abbandono in cui si trovava il sito nel 1958 la comunità Giurisdavidica (fondata da Lazzaretti ma alcuni esponenti sono tuttora attivi) fece redigere un progetto di restauro degli edifici, significativo ma limitato. Tra il 2003 e il 2004, poi, il comune di Arcidosso ha potuto realizzare la più importante opera di restauro che abbia mai interessato gli edifici. Con l’intervento del 2017 è stata completata la fase di ripristino con opere finalizzate ad agevolarne la fruibilità.
Andate, vedete, ascoltate, state in silenzio, guardate. Chiudete gli occhi, Vi sembrerà di tornare indietro nel tempo. Anzi di essere fuori dal tempo, perché in luoghi come il Monte Labro il tempo, semplicemente, non ha senso di esistere.
Maura Martellucci