Arrivi a Selva di Sogno e pensi di andare a visitare un parco di sculture. Poi si affaccia ad un malmesso cancello lui, Deva Manfredo, uno scultore tedesco (anzi ormai italo-tedesco visto che in quel bosco ci vive da 35 anni) e capisci che stai per entrare in un mondo diverso, parallelo alla realtà.
Ti accoglie col sorriso, ti fa entrare, ti spiega in breve la sua filosofia di vita e di arte e ti regala una piantina nella quale sono segnalate le quasi 200 opere da lui realizzate all’interno del bosco. E poi? E poi ti lascia andare a cercare il tuo percorso, la tua strada, ad incontrare su un albero, in una radura, appesa ad un ramo la scultura che ti parla, come se ti chiamasse, come se stessero loro, le opere, guidando i tuoi piedi per farsi scoprire. Fatte di pietra, vetro e tutte con materiali di riciclo le installazioni sono state fatte sfruttando la sola forza della gravità (incredibile: né colle, né cemento, né saldature, niente) così quando ti trovi all’interno di quello che sembra un villaggio magico quasi non pensi possibile che si regga in piedi da solo (o per la magia di Deva Manfredo, o per la magia della terra e basta). E io ho pensato: ma se tutto questo è possibile, anche noi possiamo, in ogni tipo di situazione, reggerci in piedi da soli?
Ecco cosa ho trovato a Selva di Sogno oltre alla bellezza delle sculture, oltre alla gioia loro della ricerca, oltre alla sorpresa di “cambiare universo” dopo ogni curva e ogni sentiero: la possibilità di riflettere. Pensare. Magari in quella sedia o in quella panchina posta tra gli alberi proprio per questo.
Non serve parlare, anche perché la Selva è disseminata di frasi da leggere e meditare, legate ad un’opera oppure, talvolta, cucita sulla tua pelle. Riempiamo la vita di parole e queste a Selva di Sogno sono inutili. Ospita il silenzio, prendi contatto con la natura che ti circonda, abbandona stress e negatività. E così mentre percorri i sentieri che si snodano fra figure antropomorfe che sembrano emergere dalla terra, templi e città in miniatura di civiltà antiche, grandiosi mandala di pietre colorate o distese come se formassero tappeti intessuti di colore, giochi di pietra con le bizzarre forme degli alberi, vetri che danzano con i raggi del sole, o della luna, o di un giorno di pioggia, tu riprendi a respirare.
Ma anche tutte queste parole sono inutili. Andate a visitare Selva di Sogno, parlate con chi l’ha sognata e realizzata e sognate voi stessi.
Maura Martellucci