La cerimonia del 334esimo anno fisiocritico si è aperta con “Il canto della balena”, un omaggio all’istituzione senese a cinquant’anni dal ritrovamento vicino Piombino della balenottera comune il cui scheletro esposto nella corte è ormai l’icona dell’Accademia dei Fisiocritici e il simbolo del suo museo di storia naturale. Ad eseguire il brano, composto dal Maestro Concetta Anastasi, gli Unconventional Singers, il gruppo vocale a cappella di Amat.
“Dove si trova l’Accademia oggi? Dove sta andando?”: con queste parole ha esordito il Presidente dell’Accademia dei Fisiocritici Giuseppe Manganelli nel suo discorso di inaugurazione. “La parola che ci sembra meglio descrivere il momento presente della sua storia – ha proseguito il presidente – è crescita. Il 2023 ha infatti registrato significativi progressi da molti punti di vista: progetti, iniziative, offerta, ricerca, comunicazione, editoria, formazione, ingressi, risorse, migliorie della sede”. I progetti pluriennali sono il presente e il futuro di una delle più antiche istituzioni scientifiche italiane che oggi è viva più che mai e si rivolge in modo prioritario ai giovani. “I progetti di lungo periodo – ha affermato il presidente – , evidenziano il ruolo dell’Accademia e del Museo come realtà vicine ai cittadini, suscitano reti partecipative e connessioni fra realtà affini”. Ha già due anni “Siena BiodiverCity” e inglese), il progetto ideato dal Museo di Storia Naturale nell’ambito del programma Reset della Fondazione Mps, che ha come obiettivo quello di censire la biodiversità urbana di Siena e di creare conoscenza e rispetto ambientale attraverso varie attività di citizen science, come ad esempio il BioBlitz, che coinvolgono cittadini, e soprattutto ragazzi e giovani.
“Si chiama “weCult” – ha proseguito Manganelli – un innovativo progetto di comunicazione, nato sempre con il contributo del bando Reset ed elaborato dall’Accademia con altre realtà culturali e artistiche del territorio: una piattaforma digitale pensata per e con i giovani che ha come scopo quello di attrarre i giovani under 30 all’esperienza culturale”. Sta nascendo ora il terzo progetto perché weCULT prosegue connettendosi a “BAD-Bottega d’Arte Digitale”, un progetto di formazione anch’esso dell’ambito Reset: entrambi faranno parte “di una nuova piattaforma di servizi integrati che agirà su quattro aree: formazione, comunicazione col mondo giovanile, scuola, fundraising”.
Il presidente ha infine annunciato la messa online del nuovo sito web www.museostorianaturalesiena.it e l’ampliamento dell’orario di apertura del museo anche ai giorni festivi con l’obiettivo ambizioso di raggiungere i 20mila ingressi nel 2024.
Temi di grande attualità ha toccato nella sua prolusione Matteo Guidotti, primo ricercatore presso l’Istituto di scienze e tecnologie chimiche del Cnr di Milano, membro del Consiglio Scientifico Consultivo dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche a L’Aja e presidente della Commissione Italiana presso L’Unione Internazionale della Chimica pura e applicata (Iupac). Il suo titolo “Il Giano Bifronte della Chimica: utilizzi sbagliati, scelte etiche e molecole che hanno fatto la storia” alludeva chiaramente all’eterno dilemma tra etica e scienza: gli scienziati, dopo aver ottenuto una nuova sostanza chimica, si sono spesso chiesti se i benefici legati all’uso di tali molecole in medicina, in agricoltura, nell’industria o nella vita quotidiana fossero davvero maggiori dei potenziali rischi di arrecare danno all’uomo e all’ambiente, in termini di pericolosità o di tossicità. Guidotti si è soffermato su una serie di sostanze emblematiche con qualche nota relativa alla storia della loro scoperta, diffusione e applicazione. Tra queste, ha ricordato il cloro gassoso, potente disinfettante, ma anche arma chimica dalla Prima Guerra Mondiale, il tritolo, usato originariamente come colorante, per poi trovare impiego come esplosivo o ancora il fentanyl, farmaco che ha reso possibili lunghe operazioni chirurgiche in anestesia totale, ma il cui uso come droga estrema sta dilagando negli Stati Uniti, causando migliaia di decessi all’anno.
Matteo Guidotti si occupa di materiali solidi nanostrutturati per l’abbattimento e la decontaminazione di sostanze pericolose e di catalizzatori per la trasformazione sostenibile di materie prime di origine vegetale. Svolge attività di divulgazione e formazione tecnico-scientifica sul tema della prevenzione e protezione dai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari. È Direttore della rivista “La Chimica e l’Industria” della Società Chimica Italiana.