Siena, flash-mob dei medici senza specializzazione: “Stop all’imbuto formativo”

“Noi siamo i camici grigi. Lavoriamo come guardie mediche, nelle centrali di tracciamento, nelle Usca. Siamo usati come tappabuchi. Ci descrivono come eroi, ma siamo precari che cercano di rendersi utili nella lotta contro la malattia. Ma dobbiamo continuare il nostro percorso formativo”.

Così parla Silvia Artusa, una ragazza che, insieme ai suoi colleghi questa mattina ha partecipato al flash-mob di protesta in piazza Duomo, davanti alla Prefettura. La sua richiesta, così come quella di tanti giovani che hanno manifestato a Siena e nel resto d’Italia, è quella di sbloccare le assegnazioni del concorso di specializzazione di Medicina.

 

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“La situazione è figlia di un accumulo di una serie di problemi- spiega Nicola Pelusi, altro manifestante-. Esiste la questione dell’imbuto formativo e cioè la discrepanza tra il numero dei contratti specialistici ed il numero di persone che hanno diritto a partecipare questo concorso. Nel 2020 abbiamo 10mila colleghi esclusi dalla specializzazione”. Chi è escluso dalla specializzazione “è costretto a fare lavori precari, non tutelati e poco retribuiti – continua-. La sanità privata può anche non darti condizione di lavoro decenti. Io ho conosciuto colleghi disperati, che non ce la fanno più e che, nonostante energie e competenze, si trova ancora così”.

Durante la mattinata i giovani medici in attesa della specialistica si sono incontrati con il prefetto Maria Forte, “per portare il nostro messaggio a Roma – prosegue Nicola-. In questo 2020 abbiamo manifestato altre volte chiedendo la fine dell’imbuto formativo, ma anche una migliore formazione nei corsi di laurea e una migliore condizione per gli specializzandi che vivono sulla propria pelle una situazione ibrida terrificante tra l’essere studente e anche lavoratore”, conclude.

MC