Un fiume umano. Questo è ciò che stamattina ha accompagnato Arturo Pratelli nel suo ultimo viaggio. Alla Costarella, mentre il feretro del ragazzo, avvolto dalla bandiera della sua contrada, dava il saluto finale alla Piazza, c’erano tantissime persone: gli amici di scuola e quelli della squadra di calcio dove militava, i tifosi della Robur, la presidente Anna Durio, l’ ex-allenatore bianconero Massimo Morgia , il sindaco Luigi de Mossi e tutto il popolo dell’Aquila. Una folla profondamente addolorata per la morte tragica e prematura di un giovane capace di farsi amare da tutti. Tante persone sono dovute rimanere fuori dalla chiesa della Santissima Annunziata dove il rito funebre è stato segnato dal dolore e da un silenzio irreale per chi, ucciso da un pirata della strada, a soli 17 anni, ha lasciato le persone a lui care. Davanti alla bara, posizionata di fronte all’altare, ancora visibilmente scossi, i familiari del giovane senese hanno assistito impotenti alle sue esequie. Toccante l’omelia di don Flavio Frignani il correttore della contrada dell’Aquila: “Si può accettare che muoia una persona anziana persino malata, non si può accettare che i genitori debbano seppellire il figlio – queste le parole del sacerdote che ha celebrato il funerale – ero Maestro dei Novizi quando sei nato e non ho ancora avuto il coraggio di mostrare al tuo babbo il foglio sul quale avevo frettolosamente segnato la tua data di nascita, lo conservo ancora. Chiamò proprio me per mettere fuori la bandiera e metterti nell’elenco dei battezzati. Era appena nato un aquilino”. Che Arturo fosse amato e benvoluto lo testimoniano le molte parole spese. Semplici ma commosse quelle del priore della contrada dell’Aquila Fiamma Cardini, afflitta per il tragico evento: “Io non lo so come andremo avanti con questo dolore per la mancanza di Arturo, però so che Arturo ci sarà sempre, ci sarà sempre per noi “. Doloroso è il ricordo tra i suoi coetanei: “Eri, sei e resterai il nostro Arturino… a presto amico non smettere di girare la bandiera e di giocare a pallone”. Quando la bara è poi uscita dalla chiesa, c’è stato l’ omaggio del gruppo dei tifosi “Boys”, di cui Arturo faceva parte: una sciarpata in onore al giovanissimo senese la cui scomparsa ha straziato l’animo di una città intera.
Marco Crimi
Per chi scrive, questa scomparsa lascia un vuoto incolmabile, inspiegabile, irragionevole. Siamo tutti consapevoli che l’esistenza non è per sempre, ma in queste circostanze non c’è nulla che ci possa confortare. Restiamo muti di fronte a questo destino e ci risulta impossibile esprimere qualunque parola perché non riusciamo a trovarne dentro di noi
Ciao Arturo