Dopo il Covid “ci siamo ritrovati più competitivi rispetto ad altri Paesi grazie anche agli investimenti” ma “la corsa delle nostre aziende si sta arrestando per via del costo del denaro, dell’inflazione e per i rincari energetici. Dobbiamo coltivare i mercati tradizionali ma trovare anche metodi per penetrarne di nuovi”.
Si è preso questo impegno Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio Siena-Arezzo, mentre stava commentando i numeri dell’export in provincia di Siena della terza trimestrale 2022.
Il dato totale si attesta a 2,5 miliardi euro ed emerge la crescita decisa, di più del 24%, rispetto alla media regionale che si ferma al 10,8%. Siena rappresenta infine il 6,4% di tutto l’export di Regione Toscana. Dovrebbero inoltre essere buoni anche i numeri dell’ultimo trimestre dell’anno: “Segnamo un più 25% rispetto allo stesso periodo 2021”, ha anticipato Guasconi a Siena News.
Inoltre, se allarghiamo i 2,5 miliardi di Siena agli 8 di Arezzo, si può anche osservare come il nostro ambito territoriale pesi per un quarto dell’export regionale. “Il nostro tessuto economico resta molto solido. Ed i dati confermano una propensione all’internazionalizzazione delle aziende che raggiungono con più facilità i mercati esteri”, afferma il presidente dell’Ente.
Il conflitto in Ucraina però acuisce i timori per il 2023, per cui la Camera si sta organizzando per aiutare le nostre aziende così come ha fatto durante il periodo covid. “Siamo già a lavoro per il 2023”, assicura Guasconi.
Andando a leggere gli indicatori nel dettaglio si può vedere come la farmaceutica faccia ancora da traino alla nostra locomotiva: la crescita nel terzo trimestre è del 123,8% rispetto al 2021, con una cifra di 1,1 miliardi di euro di contro valore esportato. Flette invece la camperistica, del 23,6%, che comunque resta il secondo settore di specializzazione nel nostro expor, con un contro valore di più di 366milioni di euro.
“La farmaceutica, il vitivinicolo e la camperistica restano di grande rilievo e di riferimento”, sono le parole di Guasconi che poi ricorda come per il vino “alcune zone si sono chiuse, come quella del mercato russo a causa della guerra” ed inoltre “ci sono fortissime iniziative fatte sul mercato cinese e nel resto dell’Asia che si scontrano con accordi di esenzione fiscale. Quindi i nostri concorrenti come Cile, Argentina e Sudafrica, che si trovano nell’emisfero Australe, hanno una situazione di privilegio e non pagano tasse”.
L’agroalimentare però fa comunque la “voce grossa” con un export che, da gennaio a settembre, vale 500milioni di euro. per i tre quarti realizzati dal settore delle bevande, in cui il vino rappresenta la parte dominante. La vendita delle bevande è in crescita dell’11,7%, l’export complessivo è di 351 milioni di euro, di cui 116 ottenuti negli ultimi tre mesi.
Fra i settori in crescita ci sono articoli in gomma e materie plastiche (+4%), prodotti della metallurgia (+9,6%), prodotti in metallo (+13%), apparecchiature elettriche (+31,6%). Scendono invece abbigliamento (-25,2%), pelletteria-calzature (-11,3%). Anche i prodotti chimici nel terzo trimestre invertono la tendenza negativa mettendo a segno un brillante +65,2% che non basta a recuperare le perdite accumulate nella prima metà dell’anno: il consuntivo dei primi nove mesi si chiude infatti con una flessione del 10,3.
“Rispetto ai risultati positivi di alcuni settori è necessario sottolineare come una parte degli incrementi di fatturato, oltre a segnalare una crescita effettiva dei quantitativi venduti, sia in parte conseguente alla svalutazione dell’euro ed al rincaro dei prezzi di materie prime e costi energetici”, precisa il segretario generale dell’Ente Marco Randellini.
I mercati di riferimento restano quelli degli Stati Uniti, del Canada e dei paesi europei. “Zone “tradizionali” – dice Guasconi – che continuano a sostenere le nostre aziende. E gli investimenti che abbiamo fatto si sono confermati di grande valore”.
KV
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