Domani in un’aula del Palazzo di giustizia, lontano da occhi indiscreti, verra’ascoltata la tredicenne picchiata dal padre perché rifiutava il velo, di leggere il Corano e di imparare l’arabo. Il genitore, un kosovaro di 38 anni, nell’immediatezza della denuncia era stato arrestato dalla polizia di Siena.
Oggi l’uomo non è più in carcere e ha sempre affermato che la verità era un’altra. Insomma ha sempre proclamato la sua innocenza. La testimonianza avverrà tramite incidente probatorio. È la stessa norma ad imporlo quando siamo in presenza di violenze fisiche e psicologiche ai danni di un minore come in questo caso. L’incidente probatorio è un modo per cristallizzare le prove che poi verranno portate all’attenzione dei giudicanti. In aula ci sarà anche il sostituto procuratore Nicola Marini. In questa stessa occasione verrà sentita anche la sorella più grande e non quella più piccola visto che ha solo 2 anni.
È il 10 aprile quando la polizia arresta il kossovaro. Erano state le compagne di classe e le insegnanti della minore ad accorgersi di quei lividi sul corpo. Era partita la denuncia. La ragazzina era stata portata in ospedale e secondo i medici la tredicenne aveva avuto difficoltà a camminare per le violenze subite. Immediatamente il fatto era stato segnalato alla polizia che aveva arrestato il genitore. Quest’ultimo dopo alcuni giorni di carcere era tornato in libertà. La giovane avevano spiegato in Questura “sarebbe cresciuta in un contesto familiare isolato ed estraneo alle normali condizioni di socialità. Non poteva intrattenere alcun rapporto con i coetanei e doveva seguire le rigide imposizioni del padre che ha aderito ai precetti più radicali della religione islamica”. 77
Domani la tredicenne dovrà raccontare ai giudici cosa è accaduto in quella casa che divideva con i genitori e i suoi fratelli.
Cecilia Marzotti