Un furto clamoroso, avvenuto trentaquattro anni fa, dal Museo del seminario Arcivescovile di Siena. Uno straordinario recupero compiuto dal comando dei Carabinieri, Tutela patrimonio culturale. Ed infine il restauro, eseguito nei laboratori dei Musei Vaticani
Adesso, dopo il successo a Roma, il capolavoro della produzione orafa senese del quattordicesimo secolo e la mostra “Dalla spada alla croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” sono finalmente a Siena, nella Cripta del Duomo, dove saranno ospitati fino al 5 novembre.
“Quando si lavora insieme si riescono a portare avanti cose come queste, che hanno un grande significato per la città ed anche un grande impatto a livello spirituale, culturale, religioso, ma non solo”, queste le parole del rettore dell’Opera della Metropolitana Giovanni Minnucci.
Fu il 1989 l’anno in cui il reliquiario venne rubato. Il ritrovamento e la riconsegna all’Arcidiocesi invece sono accaduti nel 2020. Al centro di questa vicenda ci sono anche una croce liturgica, due pissidi in argento e in rame dorato con smalti e cinque calici d’argento.
Sul capolavoro del reliquiario, oggetto mirabile e di intensa devozione popolare, sono raffigurate le scene, decorate in preziosi smalti traslucidi, della vita di San Galgano e della sua spada,
“L’opera è tecnicamente perfetta. Ed è decorata con degli smalti traslucidi che lo stesso Roberto Longhi ha definito come apice figurale degli smalti senesi”, così è intervenuta Elisabetta Cioni, docente dell’Università di Siena e storica dell’arte. Lei e un altro docente storico dell’arte dell’ateneo, Paolo Torriti (che ha analizzato gli argenti sei-settecenteschi), hanno studiato le opere che sono state messe in mostra.
Lo stato di conservazione delle preziose oreficerie al momento del recupero era critico. Il restauro è stato così condotto nei laboratori dei Musei Vaticani ed ha comportato una campagna di indagini scientifiche che hanno supportato le scelte metodologiche dell’intervento. Così il reliquiario è stato integralmente smontato alla presenza del referente dell’Arcidiocesi di Siena, don Enrico Grassini.
“Il passaggio dalla spada alla croce significa passare da un linguaggio di violenza ad uno di pace. La croce apicale che era stata asportata dai ladri e non più ritrovata è stata sostituita non da una copia fedele ma da una realizzazione moderna dell’orefice aretino Giovanni Raspini. Il vertice del reliquiario non è stato reintegrato con un modello che copre la ferita che, invece, si vede benissimo così come si vede la croce che si conficca come spada nella ferita. Questo è il messaggio: dalle ferite possono nascere anche cose belle”, ha detto lo stesso Grassini che è anche direttore dell’Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi.
Ad Opera Laboratori il compito di realizzare, organizzare e progettare l’allestimento della mostra nella Cripta del Duomo, così come era già stato fatto precedentemente a Roma. Il catalogo è edito da Sillabe, Livorno.
“Questa è la nostra decima mostra che facciamo al complesso del Duomo di Siena. E grazie ai nostri laboratori abbiamo creato questa esposizione che prima era già andata ai Musei Vaticani”, così Stefano Di Bello, responsabile di Opera Laboratori su Siena