Un’estate bollente come non si vedeva da anni anche sul territorio senese. A causa delle persistenti alte temperature e l’assenza, quasi totale, di pioggia, in provincia di Siena quest’anno si inizierà a vendemmiare molto prima, già a partire dal mese di agosto a seconda delle zone. Avremo un grano di grande qualità, ma a scapito della quantità, a causa di una produzione ridotta e a “macchia di leopardo”, preoccupante invece il settore dell’olio di oliva e del miele dove ci si aspetta una drastica riduzione della produzione. Infine i foraggi, per quanto riguarda la provincia di Siena sono all’orizzonte perdite vicino all’80% del raccolto. “La situazione metereologica di questa estate 2017 ha messo a dura prova le eccellenti produzioni agricole del nostro territorio – ha commentato il direttore di Coldiretti Siena, Simone Solfanelli – avremo su alcune produzioni una maggiore qualità ma con volumi più bassi, per altre si tratta di tirare le somme a fine stagione. Quello che ci aspettiamo è un significativo supporto alle aziende che hanno sofferto di più e la creazione di condizioni che permettano loro di ripartire al più presto e ripristinare le perdite subite”. A livello nazionale la situazione non è migliore, le temperature massime sono risultate superiori di 1,2 gradi alla media di riferimento e le precipitazioni in calo del 42%. Questi due parametri, messi insieme, hanno dato vita ad un mix esplosivo che aggrava la siccità nei campi e alimenta gli incendi spesso provocati dai piromani. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei bilancio finale Ucea sul pazzo mese di luglio dal quale si evidenzia che le anomalie maggiori sono al centro Italia con temperature massime superiori di 2 gradi la media e precipitazioni inferiori del 63% che hanno alimentato gli incendi dalla Toscana alle Marche fino al ’Gran Sasso in Abruzzo. Nelle campagne salgono a oltre 2 miliardi le perdite provocate da siccità, con 200 milioni di euro stimati nella sola Toscana, nubifragi e incendi alle coltivazioni e agli allevamenti secondo una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che le colture più colpite sono i cereali, il pomodoro da industria, il lattiero caseario, l’olio di oliva, gli ortaggi ed i legumi. L’allarme – sottolinea la Coldiretti – riguarda anche il foraggio per l’alimentazione del bestiame con prati e pascoli secchi mentre il caldo ha tagliato la produzione di latte fino al 20% ma si contano anche numerosi casi di animali morti soffocati dal caldo torrido nonostante le attenzioni degli allevatori per salvarli. Una vera e propria strage di animali è stata provocata anche dagli incendi che hanno pesanti effetti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del Paese e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Per ogni ettaro di macchia mediterranea andato in fumo – continua la Coldiretti – sono morti in media 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili. Ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo secondo la Coldiretti che parla di un costo per la collettività stimabile in circa diecimila euro all’ettaro percorso dalle fiamme. Nelle foreste andate a fuoco – conclude la Coldiretti – saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono a settembre decine di migliaia di appassionati.