Dopo tre anni di restauro torna all’antico splendore la Croce dipinta del Carmine di Siena di Ambrogio Lorenzetti. La magnifica opera, con la sua bellezza ritrovata, è stata presentata oggi durante un evento nella Pinacoteca di Siena .
“È stata restituita l’intensità di un capolavoro della pittura senese del Trecento e di un artista riconosciuto e ammirato tra i migliori dell’epoca”, viene spiegato da chi ha curato l’intervento. Intervento che è iniziato nel 2020, quando la Pinacoteca nazionale di Siena faceva parte della Direzione regionale musei della Toscana diretta da Stefano Casciu.
Lo stesso Casciu ha coordinato le operazioni, che sono stato curate dalla restauratrice Muriel Vervat e realizzate con il contributo di Friends of Florence, attraverso il dono di The Giorgi Family Foundation. Il capolavoro di Lorenzetti sarà esposto fino all’8 gennaio 2024 e quindi ricollocato nella sala 7 della Pinacoteca, museo che è diretto da Axel Hèmery e che, con il passare degli anni, è diventato autonomo.
La monumentale croce dipinta sarebbe datata tra il 1328 e il 1330. Gli anni, viene spiegato, potrebbero essere confermati dallo stile. La Croce dipinta del Carmine sarebbe infatti un’opera giovanile del Lorenzetti, legata alla pittura giottesca ma con spunti tipici della produzione più matura del maestro. Diverse sono state le criticità , tra cui le cadute di colore dovute alle infiltrazioni d’acqua piovana all’interno del Convento dove la Croce era custodita. Restauri tra l’altro erano già stati compiuti lo scorso secolo, negli anni trenta e cinquanta.
“L’obiettivo dei lavori attuali è stato il recupero della materia originale, seguito però dalla reintegrazione cromatica delle lacune, per una lettura unitaria e più godibile dell’opera”, spiegano dalla Pinacoteca . “Tra l’altro – aggiungono – il trattamento delle numerose lacune ha rappresentato un momento fondamentale del restauro utile a ridare voce all’intenzione poetica e artistica di Ambrogio Lorenzetti e a restituire valore narrativo alla materia pittorica originale”.
Per il direttore della Pinacoteca Nazionale Axel Hèmery “un capolavoro ritorna qui, con un aspetto molto diverso da quando era partito. Lorenzetti, un vero genio, con quest’opera dimostra il suo talento e la sua brillantezza.
E questa è la prima espressione del suo pathos”. Simonetta Brandolini d’Adda, della Friends of Florence sottolinea invece “il grande lavoro magistrale durante il quale la condivisione delle scelte e delle riflessioni fra la restauratrice e gli storici dell’arte è stata davvero generativa poiché ha consentito non solo di tornare a fruire dell’opera nella sua incredibile bellezza, ma anche di apprendere nuove informazioni sulla tecnica e sulla maestria di Ambrogio Lorenzetti,”.
“Siamo arrivati ad un importante risultato con una decisiva analisi critica e metodologica”, è l’osservazione di Stefano Casciu, direttore dei Musei regionali di Toscana, che ha poi ringraziato Cristina Gnonti ed Elena Rossoni, precedenti direttori della Pinacoteca, e la restauratrice del museo Elena Pinzauti per l’impegno nel lavoro mostrato durante gli anni. Casciu ha poi evidenziato l’”importante atto critico e metodologico” dell’intervento appena concluso.
Ha chiuso la conferenza odierna la restauratrice Muriel Vervat: “Lorenzetti è un incredibile. Il restauro è stato condotto con una visione estetica vicina alla sensibilità odierna. E questo ha permesso di valorizzare interamente l’opera. Non dovevamo fare tabula rasa degli interventi precedenti ma trovare un linguaggio estetico capaci di dialogare con le persone del 2023. La tavola di Lorenzetti è molto spessa e simbolo di grandissimo pregio”.