Caro Silvio, è fresca la tua nomina a consulente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta David Rossi, cosa significa lavorare per le istituzioni?
“Non è la prima volta; avevo già fatto parte di una Commissione Ministeriale sulle vittime della criminalità una ventina di anni fa. Confrontarsi con un ruolo istituzionale significa adottare un’etica istituzionale basata per un professionista innanzitutto sulla correttezza e umiltà scientifica, cioè nel non partire da tesi precostituite ma nel saper vagliare a tutto tondo tutti gli elementi possibile a disposizione. Si tratta di un impegno importante che cercherò di svolgere con la massima serietà professionale possibile in quanto c’è in gioco il rispetto di una vita umana, il dolore di chi è sopravvissuto, il desiderio tutto democratico per alcune persone di comprendere bene come siano andate le cose”.
So che sei anche un esperto della cd. Autopsia psicologica, di cosa si tratta?
“Si tratta di un metodo teso a ricostruire sulla base dei dati di sopralluogo, medico-legali e di altri a disposizione quelli che sono i tipici tre scenari cche ci troviamo di fronte davanti a una morte sospetta o ad una scomparsa: omicidio, suicidio o disgrazia. Ho avito modo di interessarmi e di lavorare su questo con colleghi dellateneo di Milano e di Pavia, ricostruendo ad esempio la storia giudiziaria di Calvi e di Sindona. Si tratta quindi di ricostruire uno scenario ‘narrativo’ su queste tre grandi iptesi interpretative di un gesto come la morte improvvisa o sospetta oppure la scomparsa di una persona che lasciano sgomenti familiari e opinione pubblica e che spesso possono trovare anche gli investigatori impreparati nella gestione di casi complessi”.
Qui si arriva a una cosa che a me piace molto: il tuo metodo narrativo relazionale in cui parli anche in un tuo recente libro (La Mente Nomade, Mimesis, Milano) e che come psicoterapeuta utilizzi.
“Si esattamente Francesco, il metodo narrativo sta proprio nella possibilità di rintracciare un fil rouge che si dipana lungo al storia individuale e capace di darci indicazioni sulle organizzazioni di senso e di significato che una persona da al proprio mondo, ai propri comportamenti, abitudini, pensieri. E’ un metodo clinico che utilizzo non solo nella mia pratica di psicoterapeuta ma anche in altri ambiti”.
D’altronde in un nostro libro ci eravamo in qualche mudo messi su questa linea, io da esperto di letteratura e tu di psicologia.
“Si, in ‘Anime Nude’ (Polistampa, 2011) e che proprio quest’anno festeggia il decennale, siamo riusciti in questa bellissima sintesi di mettere insieme i nostri saperi per ricostruire le vite ora bellissime, ora sbandate e folli di gente come Anna Achmatova, Guillame Apollinaire, Costantino Kavafis o Jorge Luis Borges. La psicologia e anche una certa parte della psichiatria contemporanea (alludo a tutto il filone fenomenologico e psicoanalitico) si avvale molto di questo felice intreccio tra letteratura, narratologia e psicologia. Entrare nella mente di una persona significa affrontare il modo attraverso il quale percezioni, parole, comportamenti e anche sintomi si creano e comprenderne il loro significato. Tutt’altro approccio rispetto invece a una psichiatria o psicoterapia unicamente basata sulla mera descrizione di sintomi o sull’utilizzazione di farmaci che non siano accompagnati da una visione globale della persona e del suo modo di essere e di stare al mondo”.
Ti giro allora la domanda. Se dovessi allora narrativamente e brevemente descriverti: chi è Silvio Ciappi?
“Sono innanzitutto il padre di tre figli e un uomo che vive in un’epoca incerta nella quale spesso fa fatica a riconoscersi. Uno che però crede nella grande capacità dell’essere umano di cambiar rotta, di modificarsi, di poter dire ‘aiutatemi voglio salvarmi’. Se non credessi un po’ in questa nostra capacità di salvarsi anche all’ultimo minuto non continuerei a fare ciò che faccio”.
Francesco Ricci