inalunga propone la Medaglia d’Onore per Ezio Grazi, deportato e morto in un campo di concentramento nazista nel settembre del 1944. L’amministrazione comunale infatti ha avviato l’iter con la Presidenza del Consiglio per far ottenere a Ezio Grazi il riconoscimento conferito ai cittadini italiani internati nei lager nazisti.
Nato a Sinalunga nel novembre del 1913, Grazi era soldato scelto di fanteria quando venne catturato; dopo essere stato condannato ai lavori forzati da parte delle truppe tedesche, fu internato nel Lager Bezeichnung m. Stammlager IXA Ziegenhain, l’attuale Trutzhain. Qui trovò la morte nel settembre del 1944 e le sue spoglie furono sepolte nel cimitero militare italiano di Francoforte sul Meno.
La decisione di chiedere la Medaglia d’Onore per Grazi è nata all’indomani della ricerca effettuata a partire dal 1995 da Roberto Zamboni per il sito www.dimenticatidistato.it, con l’obiettivo di far conoscere ai parenti le località di sepoltura dei loro cari. Dal 2009 Zamboni ha quindi iniziato a catalogare, riscontrare e verificare gli elenchi in suo possesso per poterli rendere pubblici. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, questo è il primo elenco reso pubblico in forma integrale con i nominativi di oltre 16mila nostri connazionali deceduti in prigionia o per cause di guerra e sepolti nei sei principali cimiteri militari italiani in Austria, Germania e Polonia.
“È nostro dovere morale come cittadini italiani prima ancora che come amministratori conoscere nomi e volti di chi ha combattuto per rendere libero il nostro paese e soprattutto raccontare le storie e gli ideali di quei caduti di cui leggiamo il nome nelle toponomastiche – afferma Manlio Beligni, assessore alla Memoria del Comune di Sinalunga – L’iter avviato con la Presidenza del Consiglio non è il primo in tal senso: abbiamo attivato infatti analoghi procedimenti già nel 2006, per chiedere la medaglia al Merito Civile da parte del Presidente della Repubblica per i sinalunghesi Alduino Grazi, Pasquale Moscadelli, Pietro e Faustina Zappalorto, caduti per mano della barbarie fascista”. “Continueremo sulla strada intrapresa – conclude Beligni – per far sì che le nuove generazioni conoscano la storia delle radici su cui crescono”.