Con il più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistori-ci mai generato, un gruppo di ricerca internazionale ha riscritto la storia genetica dei nostri antenati. Questo studio è stato condotto da ricercatori dell’Università di Tubinga, del Senckenberg Center for Human Evolution and Paleoenvironment, dell’Università di Pechino e del Max Planck Insti-tute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in collaborazione con 125 scienziati internazionali. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Il team ha analizzato i genomi di 356 cacciatori-raccoglitori preistorici di diverse culture archeologiche, inclusi nuovi set di dati di 116 individui provenienti da 14 diversi paesi europei e dell’Asia centrale.
Lo studio si concentra sui popoli vissuti tra 35.000 e 5.000 anni fa che sono, almeno in parte, gli antenati di chi oggi vive nell’Eurasia occidentale, includendo – per la prima volta – i genomi di persone vissute durante l’”Ultimo Massimo Glaciale”, la fase più fredda dell’ultima era glaciale.
Allo studio, coordinato dall’Università di Tubinga, con Cosimo Posth primo autore della pubblicazione, ha partecipato anche il team dell’Università di Siena, formato da Francesco Boschin, Stefano Ricci e Annamaria Ronchitelli del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente (DSFTA), insieme a ricercatori di vari istituti sia italiani che stranieri.
Tra i resti umani analizzati figurano quelli scoperti a Grotta Paglicci (Rignano Garganico FG), sito Paleolitico tra i più importanti d’Europa, grazie alle ricerche dirette dal DSFTA dell’Università di Siena. Gli studi interdisciplinari condotti nel sito hanno permesso di contestualizzare nel panorama europeo da un punto di vista culturale e paleoambientale le popolazioni umane vissute in Italia meridionale tra 33.000 e 29.000 anni fa. Grazie a questo, le analisi genetiche inserite nella presente pubblicazione possono gettare nuova luce sulle dinamiche demografiche e sulle migrazioni delle popolazioni umane avvenute durante l’ultimo periodo glaciale.
Rifugio climatico o vicolo cieco?
Sorprendentemente, il team di ricerca ha scoperto che le popolazioni che si stabilirono nel continente europeo tra 32.000 e 24.000 anni fa (cultura gravettiana) non erano strettamente imparentate tra loro. Erano legati da una cultura archeologica comune: usavano armi simili e producevano manufatti dello stesso tipo. Geneticamente, tuttavia, le popolazioni dell’Europa occidentale e sudoccidentale (l’odierna Francia e la penisola iberica) differivano dalle popolazioni contemporanee dell’Europa centrale e meridionale (l’odierna Repubblica Ceca e l’Italia).
Il patrimonio genetico dei cacciatori-raccoglitori di questo periodo da sud-ovest si trova ininterrotta-mente per almeno 20.000 anni: i loro discendenti rimasero nell’Europa sud-occidentale durante il periodo più freddo dell’ultima era glaciale (tra 25.000 e 19.000 anni fa) dando vita alla cultura solu-treana e magdaleniana, e successivamente si spostarono verso nord-est nel resto d’Europa. “Con questi risultati, possiamo per la prima volta supportare direttamente l’ipotesi che l’Europa sudocci-dentale abbia offerto condizioni climatiche più favorevoli durante Ultimo Massimo Glaciale affinché popoli di cacciatori-raccoglitori trovasse rifugio qui”, afferma il primo autore della ricerca Cosimo Posth.
Tuttavia, le popolazioni di cacciatori-raccoglitori associate alla cultura gravettiana che erano presenti nell’Europa centrale e meridionale scomparvero dopo l’Ultimo Massimo Glaciale. Questo significa che un nuovo pool genetico si insediò in queste aree. “Scopriamo che gli individui associati a una cultura successiva, l’Epigravettiano, erano geneticamente distinti dai precedenti abitanti dell’area”, afferma il coautore He Yu. “Presumibilmente, queste persone provenivano dai Balcani, arrivarono prima nel nord Italia intorno al periodo del massimo glaciale e si diffusero verso il sud fino alla Sici-lia”.
Sostituzione genetica su larga scala
I genomi analizzati mostrano anche che i discendenti di questi abitanti epigravettiani della penisola italiana si diffusero in tutta Europa circa 14.000 anni fa, sostituendo le popolazioni associate alla cultura magdaleniana. Il team di ricerca descrive una rimpiazzamento genetico su larga scala che potrebbe essere stata causata, in parte, dai cambiamenti climatici che hanno costretto le persone a migrare: “A quel tempo, il clima si è riscaldato rapidamente e considerevolmente e le foreste si dif-fusero in tutto il continente europeo. Ciò potrebbe aver spinto le popolazioni del sud ad espandersi. Gli abitanti precedenti potrebbero essere migrati verso nord quando il loro habitat, la steppa si ri-dusse”, afferma Johannes Krause, l’autore senior dello studio.
Inoltre, i risultati mostrano che non ci fu alcuno scambio genetico tra popolazioni contemporanee di cacciatori-raccoglitori nell’Europa occidentale e orientale per più di 6.000 anni. Le interazioni tra popoli dell’Europa centrale e orientale possono essere rilevate di nuovo solo a partire da 8.000 anni fa. “A quel tempo, cacciatori-raccoglitori con profili genetici e aspetto diversi iniziarono a mescolarsi tra loro. Erano diversi in molte caratteristiche, tra cui la pelle e il colore degli occhi”. dice He Yu.
Durante questo periodo l’agricoltura e uno stile di vita sedentario si diffusero dall’Anatolia all’Europa. “È possibile che la migrazione dei primi agricoltori in Europa abbia innescato il ritiro delle popolazioni di cacciatori-raccoglitori verso i margini settentrionali dell’Europa. Allo stesso tempo, questi due gruppi iniziarono a mescolarsi tra loro e continuarono a farlo per circa 3000 anni”. afferma Krause.
“I dati che abbiamo ottenuto da questo studio ci forniscono intuizioni sorprendentemente dettagliate sugli sviluppi e gli incontri dei gruppi di cacciatori-raccoglitori dell’Eurasia occidentale”, riassume Posth. “Ulteriori ricerche interdisciplinari chiariranno quali esatti processi sono stati responsabili del-le sostituzioni genetiche di intere popolazioni dell’era glaciale”.