Sordo dalla nascita ma nessuno se ne era accorto, alle Scotte di Siena la diagnosi corretta

Era sordo ma nessuno se ne era accorto. A fare la diagnosi corretta, di ipoacusia bilaterale, è stato l’Ospedale universitario di Siena a cui la madre si è rivolta dopo anni di prognosi errate. Il ragazzo, fiorentino, nel 2004 era stato sottoposto ad un esame dell’udito al Centro di rieducazione ortofonica di Firenze, che aveva negato qualsiasi problema uditivo. Nonostante ciò, i problemi nel linguaggio erano evidenti, tanto che la famiglia si era rivolta all’Usl Toscana centro, che lo ha sottoposto a trattamenti neuropsichiatrici per anni, pensando erroneamente a disturbi mentali. Solo a sette anni, grazie all’insistenza della madre, il bambino ha potuto avere un trattamento adeguato andando nella struttura di Siena. A darne notizia è stato lo studio Frisani che ha tutelato gli interessi del giovane e della sua famiglia in questi anni.

Oggi, la famiglia, ha ottenuto un risarcimento da oltre 90mila euro dalla Seconda sezione civile dal tribunale di Firenze, che ha riconosciuto la colpa delle strutture per i ripetuti errori diagnostici, i trattamenti inappropriati e i ritardi nell’applicazione di protesi uditive. Scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza: “Il bambino presentava una difficoltà del linguaggio, che non venne indagato in modo completo con gli esami oggettivi collaudati da decenni, tra cui i “potenziali evocati uditivi”, cui provvide la struttura Universitaria ospedaliera di Siena ben 6 anni dopo la prima visita, solo nel 2010”.

Il centro specializzato privato e la Asl Toscana Centro dovranno risarcire ciascuna il 50%  degli oltre 70mila euro sanciti dal giudice a vantaggio della vittima e dei 20mila euro destinati alla madre per il patema d’animo e l’angoscia provate per ben 7 anni, nei quali non ha intravisto possibilità di cure per il figlio, pur avendo ipotizzato fin da subito problemi di udito. Gli avvocati Pietro Frisani e Chiara Del Buono hanno commentato: “Siamo soddisfatti per l’esito positivo della causa ma rimane l’amarezza per un giudizio che si è protratto, per il solo primo grado, per una durata inaccettabile di quasi 7 anni”.

R.S.