“Sulla sostenibilità siamo a un punto pessimo, non abbiamo fatto quello che avremmo dovuto negli scorsi decenni ed oggi è sotto gli occhi di tutti la drammaticità della situazione”. Non usa mezzi termini Simone Bastianoni, professore di Chimica dell’ambiente e dei beni culturali nel dipartimento di Scienze fisiche della terra e dell’ambiente all’Università degli studi di Siena per parlare della situazione in cui si trova oggi l’Italia, ma più in generale l’occidente. Gli ultimi mesi, e gli sviluppi della guerra in Ucraina, hanno portato alla luce della ribalta il tema dell’importanza dell’indipendenza energetica.
Simone Bastianoni, quale è la situazione dell’Italia dal punto di vista energetico?
“Come dicevo, siamo molto indietro. Avremmo dovuto e potuto renderci indipendenti puntando sulle energie rinnovabili di cui siamo ricchissimi”.
Proviamo a parlare di Siena, che passi possiamo muovere nel nostro piccolo?
“La provincia di Siena è a buon punto grazie alla presenza dell’idrogeologico. Per quanto riguarda la città c’è uno studio dell’Università di Siena, a cui ha lavorato anche la professoressa Nadia Marchettini, che dimostra come installando pannelli solari in tutta la periferia, quindi non toccando il centro storico, si otterrebbe abbastanza energia per mandare avanti tutto il centro, compresi riscaldamenti a pompa di calore, auto elettriche ed illuminazione. Parliamo di uno sforzo tutt’altro che enorme e dall’impatto visivo minimo”.
Ha parlato di impatto visivo, su questo fronte c’è ancora qualche pregiudizio?
“Forse sì, le sovraintendenze e le commissioni per il paesaggio hanno tenuto finora un atteggiamento che non ha aiutato l’innovazione. Devo dire che ultimamente qualcosa si sta muovendo anche da questo punto di vista. Non credo che una o due pale eoliche siano più brutte rispetto ad alcuni tralicci della corrente elettrica”.
Tornando a parlare del quadro generale, c’è chi dice che anche investendo non saremo mai liberi dal dover utilizzare combustibili fossili ed energie non rinnovabili…
“Questa è solo una mezza verità, soltanto perché le energie rinnovabili non sono così continue come ci piacerebbe che fossero. Il punto è che fonti di energia come il solare o l’eolico non si possono spegnere ed accendere a piacimento. Tuttavia, se avessimo davvero deciso di investire in questo campo staremmo parlando di un piccolissimo complemento di combustibili fossili. Per capirsi, l’Amministratore delegato di Terna (società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, ndr.), ha detto che al momento ci sono richieste di installazioni per energie rinnovabili che potrebbero coprire il 130% del fabbisogno energetico italiano”.
Come mai non si è investito sulle rinnovabili?
“È mancata la volontà politica. Penso al caso delle auto elettriche: dal 2035 in tutta l’Unione europea si potranno vendere solo auto e furgoni a emissioni zero, quindi con motori 100% elettrici o a idrogeno. Eppure l’Italia sta osteggiando e combattendo questa misura, invece di incentivarlo. In questo senso il ritardo nell’installazione delle colonnine elettriche ha dell’incredibile. Sarebbe come continuare a voler lavorare con la macchina da scrivere invece di passare al computer”.
Ha parlato di volontà politica, si aspetta un cambiamento dal nuovo governo?
“È quello che mi auguro. Bisogna capire che certe battaglie non sono né di destra né di sinistra ma solo nell’interesse di tutti. Penso al governo greco che è di centrodestra ma che è molto impegnato in questa battaglia. In generale l’idea che l’ecologia sia una battaglia solo di una parte politica è diffusa solo in Italia e forse negli Stati Uniti”.
Nell’ultimo periodo si è fatto un gran parlare di nucleare…
“Deve essere chiaro che nucleare e sostenibilità non possono stare nella stessa frase. Il motivo è semplice: si parla di un’energia che si basa su risorse non rinnovabili. Perdipiù, in Italia e in Europa non abbiamo le risorse necessarie a mandare avanti le centrali e quindi ci troveremmo a essere dipendenti da altri paesi. A ciò si aggiunge il fatto che non è una fonte di energia sicura: non è sicuro l’approvvigionamento, non è sicuro l’impianto e soprattutto non è sicuro lo smaltimento delle scorie radioattive. Si è visto qui in provincia di Siena quale sollevazione di scudi aveva suscitato l’idea di un deposito di scorie per i rifiuti ospedalieri. Possiamo solo immaginare cosa succederebbe se dovessimo iniziare a smaltire i rifiuti necessari a mandare avanti una centrale”.
Emanuele Giorgi