Sposare sette donne è un successo

Chi dice donna dice danno. Questo è essenzialmente il messaggio portato sulla scena ieri sera dagli attori della Compagnia Teatrale Il Grappolo che oramai da diversi anni ha unito la voglia di mettersi in gioco alla possibilità di raccogliere fondi a scopo benefico.

Nella splendida cornice del Teatro dei Rozzi un gruppo di attori bravissimi ha rivisitato la commedia Ho sposato sette donne, scritta da Dory Cei, presentando al pubblico i possibili effetti collaterali di un matrimonio con una ragazza che si porta al seguito un esercito di donne da accontentare. Ecco perché Torquato , un ricco industriale fiorentino, si ritrova circondato da ben sette donne la moglie e le sorelle, la domestica della suocera e la suocera stessa, con la quale il rapporto tutto è tranne che buono; oltre a loro la madre e l’amante Alice, nonché sua segretaria personale.

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Eh sì, perché l’uomo è il presidente di un’ importante azienda fiorentina che senza di lui brancola nel buio, nonostante la totale disponibilità del ragionier Simplicio, uno scapolo tontolone, che non farebbe fatica a trovar moglie se solo si accorgesse della spietata corte delle tre sorelle di Violina. La vicenda, che si svolge nell’arco di una sola lunghissima giornata, è ricca di doppi sensi, equivoci ed episodi maldestri che si riversano tutti sulle spalle del povero Torquato, segregato a casa per una attacco influenzale.Un grosso equivoco causerà nel salotto di casa sua, un particolare andirivieni durante il quale verranno alla luce anche piccoli segreti d’azienda, amori e corteggiamenti clandestini che porteranno il protagonista all’esasperazione. Il colpo da maestro però arriverà sul finale, quando sulla scena si catapulterà il console Ottavio, padre dell’ultimo genita delle cinque sorelle, che anziché decidere di prendersi il peso di questo particolare gruppo di donne deciderà di godersi la pensione a casa Satolli, spazzando via il buonumore di Torquato che per un attimo aveva accarezzato l’idea di un meritato relax. Liberarsi di quelle sette donne per lui è davvero una missione impossibile e quindi sul finale non può che rassegnarsi al doversi aspettare numerosi altri danni e nessuna giornata tranquilla.

IMG_3773 Ebbene sì è il destino di qualsiasi uomo questo, perché le donne sono così: vulcaniche, caotiche, lunatiche, viziate e profondamente legate alla famiglia; sono come il prezzemolo, ma anche e soprattutto come il peperoncino: pizzicano, alle volte troppo, ma alla fine danno il giusto sapore ad ogni piatto, ad ogni giorno e lo rendono vivo. Anche questa compagnia teatrale però è come il peperoncino: il loro equilibrio, la loro capacità di mescolare la voglia di mettersi in gioco ad un obiettivo solidale è l’ ingrediente che li ha permesso di arrivare ad essere una compagine importante sulla piazza cittadina e anche molto oltre e di raggiungere risultati come una somma di 30mila euro solo nell’ultimo anno, tutti interamente devoluti a realtà del territorio: il bene produce bene, come il sorriso, in maniera contagiosa.11178280_942065222492461_6163071516769786325_n

11182325_942064679159182_6630915835142420663_nPortano sulla scena spettacoli comici, ma sono loro la vera e propria commedia: un risata continua, una leggerezza travolgente che spinge lo spettatore a riflettere su stesso e lo lascia con qualche riflessione per la testa, ma con il cuore molto, molto più leggero e sorridente. E’ questo, alla fine, il teatro stesso, che diventa metafora del sapersi dare agli altri in maniera completa per arricchirsi e per arricchire lo spirito.

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