Verde brillante dei campi di primavera, alle porte del Chianti, in quella bellissima campagna senese che i turisti di tutto il mondo amano. E’ qui che si è consumata, stanotte, una strage di animali. Lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi è orrore allo stato puro. Nel giro di un centinaio di metri, nel campo verdissimo ai piedi di Quercegrossa, ci sono cadaveri di pecore. Almeno due animali sono stati mangiati, gli altri sono sviscerati, sbranati, sgozzati. Stessa sorte è toccata al cane, un Pastore del Caucaso. Sangue e viscere sparse ovunque e, sotto il sole, mentre il veterinario si occupa di refertare gli animali, comincia a farsi forte l’odore della morte.
Questo è ciò che si è trovata davanti questa mattina Sara Moscadelli Sanna, che col marito gestisce le aziende Il Castello e La Magione, luoghi dove si producono ottimi formaggi, latte, prodotti caseari. A distanza di quasi dieci anni da una vicenda analoga che aveva visto ancora lei protagonista, la giovane allevatrice trattiene a fatica il pianto. E’ disperata: “Trenta pecore, delle quali otto montoni e anche il cane mi hanno ammazzato, un bellissimo esemplare di pastore del Caucaso che deve aver lottato tantissimo prima di morire”.
Non ci sono dubbi, ad attaccare è stato un branco di lupi. Verosimilmente ibridi – stante le diverse segnalazioni avvenute in tempi recenti nella zona – . Tutto questo proprio di fronte al Molino di Quercegrossa, Monteriggioni. Siamo a neanche cento metri di distanza, in linea d’aria, dal centro abitato. E la paura che i lupi si avvicinino sempre di più e che invece delle pecore possano aggredire le persone, si fa alta.
“Abbiamo lasciato le pecore al pascolo perché ora le notti sono più miti e agli animai fa solo bene. Ecco la tragedia” racconta Sara Moscadelli. E sferra l’attacco alle istituzioni, senza mezzi termini, subito dopo aver chiamato i carabinieri per la denuncia: “Ho chiesto più volte aiuto anche al sindaco di Monteriggioni perché il territorio va difeso. Noi allevatori e agricoltori lo difendiamo col nostro lavoro e i turisti cercano questo nelle nostre zone.
Basti pensare alla Francigena, che corre anche tra i boschi, al 70%. I sindaci dei Comuni interessati si muovano perché diventa pericoloso per tutti. Che si faccia una zona faunistica, anche i predatori devono vivere ma non provocando danni agli altri. La mia azienda oggi sta morendo ma quello che oggi succede a me, domani può succedere a chi non ha capito questo problema. Oggi le mie pecore, e domani? Qui ci sono agriturismo e centri abitati”.
La Procura potrebbe approfondire con indagini in merito. Svariate migliaia di euro il danno, poi c’è da pagare lo smaltimento delle carcasse. Arriva anche il direttore di Coldiretti provinciale, Simone Solfanelli: “Un dramma per un’azienda che sta perdendo lavoro, il proprio reddito. Sono anni che succedono questa cose nella provincia. Noi denunciamo da tempo ma nessuno si muove realmente. Vanno chiamati gli animalisti per verificare la morte di questi animali, pecore e cani. Sono animali anche questi, no?”.
Katiuscia Vaselli
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