Studiare e laurearsi in carcere mentre si sta scontando la pena prevista dalla legge: in Toscana è possibile da oltre venti anni. E ora questa opportunità si rinnova e si potenzia: è stato infatti approvato dalla giunta regionale su proposta dell’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli, il nuovo schema di accordo che permetterà di proseguire la collaborazione tra Regione Toscana, le Università toscane (Atenei di Firenze, Pisa, Siena e Università per stranieri di Siena) e il Prap (Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria).
Per il triennio 2022-2024, la Regione investirà 120 mila euro, a sostegno delle attività del Polo Universitario Penitenziario.
“Questi percorsi universitari – ha commentato l’assessore Spinelli – affermano il diritto fondamentale allo studio, sancito dalla Costituzione, consentendo a persone detenute o in esecuzione penale esterna il raggiungimento del titolo universitario. In particolare – aggiunge l’assessore – sono preziosi per il loro recupero e reinserimento sociale, aprendo a nuove opportunità e progetti di vita per quando avranno terminato di scontare la pena. Per questo abbiamo ritenuto opportuno rinnovare l’accordo con Università e amministrazione penitenziaria, per dare continuità, rafforzare e implementare le attività del Polo Universitario Penitenziario. Ringrazio quindi tutti i soggetti coinvolti per aver confermato l’impegno e il Garante regionale dei diritti dei detenuti per aver condiviso il lavoro di definizione del nuovo accordo”.
Polo Universitario penitenziario, il bilancio dell’ultimo triennio
La possibilità di seguire i corsi universitari è destinata ai detenuti e ai soggetti in esecuzione penale esterna presenti sul territorio della Regione che siano in possesso dei requisiti previsti. Il trend di partecipazione è in costante crescita: nell’ultimo triennio, nonostante le limitazioni imposte dal periodo di emergenza sanitaria, gli immatricolati sono stati oltre 400, con un record di 151 nell’anno accademico 2020-2021.
L’area degli studi di scienze politiche e quella di studi umanistici e della formazione è la più richiesta dagli studenti che negli ultimi anni hanno incrementato la loro presenza anche nelle discipline economiche e nelle scienze naturali, fisiche e matematiche.
Complessivamente nell’ultimo triennio gli studenti hanno sostenuto quasi 850 esami (record di 259 nel 2021) mentre 15 sono stati i laureati, 6 a Firenze e Siena e 3 a Pisa.
Polo Universitario penitenziario, la genesi del percorso e le novità del nuovo accordo
L’esperienza dell’Università per i detenuti partita a Firenze nel 2000, poi nel 2003 si è allargata Pisa e Siena. Nel 2010 le tre Università si sono consorziate, con il supporto della Regione. Infine nell’ottobre 2017 è stato firmato l’Accordo di Collaborazione tra il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, la Regione Toscana e le Università, accordo che ora verrà rinnovato. Tra le novità del nuovo schema di accordo l’impegno a promuovere la creazione di sale studio e luoghi funzionali ai colloqui con gli studenti negli istituti, e ancora l’impegno a sviluppare un polo bibliotecario universitario che, avvalendosi anche della rete delle biblioteche, valorizzi le esperienze già in essere con l’obiettivo di promuovere la lettura in carcere e di valorizzare le competenze di ricerca informativa. Infine il nuovo schema di accordo promuove l’organizzazione di attività di comunicazione del progetto formativo, incluso un evento annuale di restituzione delle attività svolte con il coinvolgimento dei direttori degli istituti, degli operatori e degli studenti.
Polo Universitario penitenziario, il rapporto tra università e studenti detenuti
Ogni singola Università organizza e gestisce in autonomia i propri percorsi formativi. Una segreteria regionale, che ha sede presso l’Università di Firenze, svolge un ruolo di coordinamento e supporto. Le Università garantiscono la didattica per tutti i corsi di studio attivati, compatibilmente con le risorse logistiche offerte dai singoli istituti penitenziari, impegnando personale docente e amministrativo secondo le necessita e adottando metodiche formative flessibili.
Si tratta di un incontro particolare, quello tra Università e carcere, dove la prima istituzione è costretta a rivedere completamene la gestione degli spazi e dei tempi. Qui non è l’allievo che si presenta nel luogo e nei tempi definiti dall’istituzione universitaria, bensì è l’Università che si rende disponibile a entrare in contatto con lo studente nei tempi e luoghi stabiliti dall’amministrazione penitenziaria.
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