“Ho vissuto questo idillio dei primi 8 mesi del 110%, dove tutta l’edilizia volava. Noi imprenditori abbiamo assunto e fatto investimenti con una previsione su tre anni. Ma poi ogni ogni mese, se non ogni quindici giorni, sono state cambiate le regole. E questa quindi è diventata la crisi più complessa da gestire. E ti senti impotente perché la soluzione non dipende da te. Nemmeno nel breve termine”.
Questo è l’amaro sfogo di Andrea Parri, presidente del gruppo House Natural che da dieci anni opera nel settore dell’edilizia. Le sue parole sono le stesse di un’intera categoria che da tempo si è trovata bloccata nella ragnatela burocratica del Superbonus. La vicenda va avanti da mesi e ha trovato il punto di svolta la scorsa settimana quando il consiglio dei ministri ha detto stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito.
Da quel giorno è partita la corsa a ostacoli dell’Esecutivo che sta cercando di capire come sciogliere il nodo di Gordio dei crediti incagliati. Molte le ipotesi allo studio a Roma, come quella della cartolarizzazione, delle compensazioni tramite i modelli F24 portati in Banca, per poi passare ad un coinvolgimento di Cassa Depositi e prestiti oppure di Sace.
Proprio per questo oggi Palazzo Chigi ha incontrato rappresentanti di Abi e delle stesse Cdp e Sace insieme a membri delle associazioni di categoria. Ma intanto il tempo scorre.
“Le ultime novità del decreto legge non cambiamo di molto lo scenario -prosegue l’imprenditore-. Mi auguro e auspico che si trovi una soluzione per sbloccare i crediti incagliati e poterci permettere di finire i lavori in tranquillità. Ad oggi le imprese, come la mia, sono in una situazione di difficoltà verso clienti e creditori proprio per una mancanza di liquidità dovuta alla liquidazione dei crediti”.
“Il problema è diventato generalizzato in tutta Italia – aggiunge -. E le aziende piccole, senza interventi veloci, possono rischiare il fallimento. Io mi auguro che il tessuto imprenditoriale si possa salvare ma credo che sia complicato”