“Parlare a questi ragazzi per spiegare chi erano Falcone e Borsellino per me non è difficile. Ho avuto l’onore di conoscerli entrambi. Conoscevo il loro carisma, sapevo chi erano. Li ho visti lottare, non per successo personale, ma per ridare dignità ad un popolo”.
Così Angelo Corbo, uno degli agenti che faceva parte della scorta di Falcone che è sopravvissuto alla strage di Capaci. Corbo è ospite del flash-mob con 1500 studenti, organizzato dalla Fondazione Antonino Caponnetto, che ricorda, a 30 anni dalla scomparsa, l’eroe dell’antimafia nelle tenuta di Suvignano. “Permettete di ricordare Gaspare Cervello, Paolo Capuzza, Giuseppe Costanza e Antonino Vullo che sono sopravvissuti insieme a me di quelle due maledette stragi. Spesso non tenuti in considerazione”, ha proseguito.
“Oggi sono qui. Ma per 30 anni ho cercato di eclissarmi in questa giornata che spesso è fatta tanto per dire: ‘Io c’ero. Io mi batto il petto senza dire cosa vuol combattere la la mafia’. Oggi però sono qui ed ho accettato questo invito”, ha detto Corbo parlando del 30esimo anniversario della strage di Capaci. “Falcone era amareggiato. Sapeva che poteva contare solo su qualche amico e qualche parente. Ma sicuramente sapeva che poteva contare sulla sua scorta. Noi eravamo lì, a fare da scudo”, ha aggiunto il poliziotto.
“Quel giorno c’era un sole splendido, stavamo percorrendo una strada che costeggia il mare – ha continuato – della mia bellissima città: Palermo. Era un giorno stupendo, denso dei colori che la mia terra riesce a regalare. Sapevamo che ogni volta in cui prelevavamo Falcone c’era un rischio: lui non era morto il 23 maggio. Ma era morto già prima. E la goccia che ha fatto capire che era arrivato il momento era stato nel dicembre del 1991, quando gli fu diminuita la scorta e tolti alcuni mezzi di difesa”