“Una vendemmia fa, così, piacere! Nemmeno un chicco marcio nella pigna. E tutte pigne, salde fisse nere” (G.Pascoli – La Vendemmia). Settembre è il mese di passaggio dall’estate verso l’autunno e poi l’inverno, ed è il tempo in cui, oltre alla tanto -mai come quest’anno- desiderata riapertura delle scuole, si raccolgono i frutti di un anno di lavoro. E’ un momento delicatissimo per tutti i viticoltori, perché basta un brutto scherzo del tempo (es. una forte grandinata) a distruggere tutte le fatiche. La vendemmia sin dai tempi più antichi era considerata un vero e proprio rito, che nell’antica Roma si apriva con le Vinalia Rustica, celebrate tra il 19 e il 20 agosto. In tale occasione per propiziare il buon raccolto il sacerdote Flamens Dialis sacrificava un agnello in onore delle divinità di Venere e Giove. La parola vendemmia deriva infatti dal latino vinum (vino) e demia (da demere cioè prendere). In un tempo più recente, quando il vino nelle fattorie era considerato un alimento al pari di tutti gli altri prodotti agricoli, la vendemmia si apriva quando il capoccia – dopo aver assaggiato gli acini per valutarne il grado di maturazione – dava il via alla raccolta. Le uve venivano messe nelle bigonce, portate in cantina con il carro trascinato dai buoi e successivamente messe nel torchio. Il lavoro era parecchio faticoso anche perché le viti spesso si trovavano vicine o avvinghiate ad altri alberi da frutto o agli olivi. La tradizione vuole che, al termine della mattinata di raccolta, venisse fatto anche un lauto pasto in vigna con pane, prosciutto, salame e formaggio, bruschette, e vino a volontà. Oggi il vino ha conquistato una sua propria identità di prodotto, per cui anche il modus operandi nella raccolta è cambiato. I filari delle viti infatti, sono disposti e curati su file ordinate equidistanti, la raccolta avviene ancora in forma manuale, ma sempre più sono le aziende che invece utilizzano sofisticatissime macchine (cd. Vendemmiatrici). Prima della vendemmia, le uve vengono attentamente analizzate in laboratorio per controllarne il grado di maturazione. Durante raccolta, viene operata una rigorosa selezione dei grappoli, i quali poi dalle ceste rosse, vengono poi riversati con un trattore sulle macchine diraspatrici e pressatrici per le varie operazioni di cantina. Quello che permane ancora oggi è il clima di festa e allegria che colora gli abbondanti pranzi al termine della giornata.
Stefania Tacconi