Confindustria, il presidente avverte la Ue: “Così rischia di fare un deserto produttivo”
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Uno schiaffo politico ed economico all’Europa, lanciato dal cuore della Toscana produttiva. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, interviene in video all’assemblea di Confindustria Toscana Sud e mette sul tavolo la questione più spinosa: il futuro industriale dell’Unione. E non usa giri di parole.
“Sono un europeista convinto, ma oggi sono molto critico: l’Europa è totalmente lontana dal mondo industriale ed è un grosso problema” afferma Orsini, chiedendo un cambio di passo immediato. “Serve un grande bagno di consapevolezza, perché il rischio è la desertificazione industriale in Europa. L’Europa faccia davvero l’Europa, quella che meritano gli europeisti, perché adesso non lo sta facendo”.
Dal palco di Colle l’analisi si sposta sulla manovra di bilancio. Per Orsini il provvedimento non va nella direzione giusta: “Serviva una legge che pensasse alla crescita”. E l’iperammortamento, per il presidente degli industriali, resta uno strumento decisivo: “Ci serve, perché chi programma oggi un investimento impiega almeno tre anni per realizzarlo. Per questo chiediamo la rimodulazione di 4 miliardi sul 2027 e 2028. Con Giorgetti stiamo lavorando per trovare queste risposte: serve una misura di lungo periodo”.
Una critica accompagnata da un riconoscimento: “Abbiamo compreso perché il governo abbia voluto rientrare dal debito un anno prima, sottraendo 7,8 miliardi agli investimenti. Va detto che presentarsi all’estero con i conti in ordine sta funzionando». Ma la richiesta resta ferma: «Vogliamo un piano industriale con una visione di almeno tre anni, una misura strutturale”.
Sul fronte energia, Orsini spinge per tempi rapidissimi: “Mi auguro che il decreto energia esca la prossima settimana. Abbiamo bisogno di fare presto: è un tema di competitività”.
Infine, la proposta che guarda alla politica industriale nazionale: estendere il modello delle Zone Economiche Speciali. “La Zes ha funzionato molto bene al Sud. Chiediamo che diventi una Zes unica per tutta Italia”. E sui Contratti di sviluppo lancia un monito: “Vanno potenziati e modificati: oggi servono tre anni per completarli e può accadere di tutto. Le imprese hanno bisogno di risposte rapide: non si può aspettare quattro anni per costruirne uno”.