È stata inaugurata a Feltre la mostra “Sogno e realtà. Immagini e visioni del Medioevo tra Ottocento e Novecento”, un percorso affascinante che invita a riflettere su come il Medioevo, più che un’epoca storica, sia divenuto un serbatoio inesauribile di miti, emozioni e identità collettive.
L’esposizione nasce dal desiderio di indagare la duplice anima di ogni rievocazione storica: quella del sogno, che idealizza e reinventa il passato, e quella della realtà, che lo radica nella vita sociale delle comunità. Come ha sottolineato Eugenio Tamburrino, curatore della mostra, il Medioevo evocato non è mai un semplice ritorno indietro, ma uno specchio attraverso cui ogni tempo rilegge sé stesso.
Le prime sale della mostra sono dedicate al sogno: dipinti, illustrazioni e oggetti che raccontano il revival ottocentesco e la fascinazione romantica per il Medioevo, visto come età delle passioni e dei valori cavallereschi. Da qui si dipana un filo rosso che conduce al Novecento, fino alla figura di Vittorino da Feltre, simbolo della rinascita culturale cittadina e del legame profondo tra passato e presente.
La seconda parte del percorso è invece dedicata alla realtà: alle feste storiche e alle rievocazioni che, dal fascismo al dopoguerra, hanno continuato a dare corpo a quel sogno medievale, trasformandolo in esperienza collettiva. Attraverso documenti, immagini e testimonianze, la mostra racconta come ogni epoca abbia reinterpretato il Medioevo secondo le proprie urgenze – politiche, economiche o identitarie – ma sempre come occasione per rafforzare il senso di appartenenza.
Accanto a Feltre, la mostra rievoca esperienze di altre città, come Siena a Gubbio, dove la storia delle loro tradizioni diventa racconto collettivo. Emblematici sono i richiami ai Palii corsi in Africa durante le Gerre Mondiali (da Astigiani e da Senesi: è in mostra a Feltre la bandiera dipinta che fu usata come drappellone per il Palio corso dai Senesi in Etiopia nel 1938 ed oggi conservata nel Museo della Nobile Contrada dell’Oca che l’ha concessa in prestito); alla corsa dei Ceri di Gubbio del 1916, riproposta in trincea dagli alpini, nel 1916, in piena Grande Guerra; al Palio di Feltre del 2021, corso in piena pandemia. Segni di una continuità che unisce generazioni e comunità: perché, in fondo, ogni festa storica è un modo per trasformare un sogno antico in realtà viva e condivisa.
La mostra, alla quale hanno partecipato medievisti e storici di fama, tra i quali Duccio Balestracci e Virtus Zallot, resterà aperta fino al 29 marzo 2024.
Maura Martellucci