L’associazione nazionale Tartufai italiani ha scritto ed inviato una lettera indirizzata al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. La missiva, firmata da Riccardo Germani, presidente dell’associazione, è stata inviata anche all’assessore alle politiche agricole, Stefania Saccardi, al comandante dei carabinieri forestali della Toscana, Marina Marinelli, al sottosegretario Mipaaf, Gian Marco Centinaio, al presidente della provincia Siena, Silvio Franceschelli e al delegato della provincia di Siena per la gestione del tartufo, Gabriele Berni.
“È di questi giorni – si apre la lettera – un accordo che rappresenta un vero e proprio abuso nei confronti di tutti i tartufai italiani che regolarmente pagano le tasse per avere un tesserino che li abilita alla cerca del tartufo;
riteniamo impensabile che l’associazione tartufai senesi non conosca la legge nazionale che regola la cerca del tartufo e assurdo che cerchi di aggirarla avvalendosi di accordi in aperta violazione della legge coinvolgendo la provincia di Siena e il consorzio 6 di bonifica della Toscana, (Enti pubblici) andando così a far violare a loro le leggi che regolano la cerca e la raccolta del tartufo. Forse costoro pensano di essere più furbi di 250mila tartufai o che i tartufai non siano in grado di intendere e di volere, o forse pensano che Siena sia ancora un feudo, dimenticandosi che Leopoldo I eliminò i due Ducati di Siena e Firenze , o che a Siena non valgono le leggi dello stato italiano sperando che nessuno le faccia rispettare, o che denunci tali abusi”.
“Riordiamo agli organi preposti al controllo in indirizzo e alla vigilanza – continua – (ma crediamo non serva) che la cerca del tartufo è libera lungo i corsi d’acqua in tutto il territorio nazionale. Come comunità dei tartufai, e come Presidente dell’associazione nazionale tartufai italiani che rappresento ci sentiamo danneggiati e non possiamo sorvolare su un abuso tra un ente pubblico e soggetti privati che costituisce di fatto un precedente e un danno alla nostra collettività fatta di oltre 250mila uomini e donne oneste e non furbe, che regolarmente pagano le tasse per poter svolgere una passione millenaria ovvero la libera cerca del tartufo lungo i corsi d’acqua demaniali ovvero nei luoghi principe dove cresce il Tuber Magnatum Pico”.
“Quello che è accaduto merita un’attenzione sia dei carabinieri del corpo forestale dello stato, che della magistratura a cui sicuramente ci rivolgeremo attraverso i nostri legali. Un accordo non condivisibile, – prosegue la missiva – in cui sono stati coinvolti soggetti pubblici e privati e di cui non comprendiamo l’interesse che li lega nel violare la legge e rendere pubblico tale danno a tutti i tartufai, tra il presidente del consorzio di bonifica 6 Toscana Sud Fabio Bellacchi, l’associazione tartufai senesi, Paolo Valdambrini, il presidente della provincia, Silvio Franceschelli, e il suo delegato al tartufo Gabriele Berni e pertanto chiediamo che venga immediatamente revocato e ridata a tutti la possibilità di fare libera cerca lungo i corsi d’acqua come previsto. Come Associazione abbiamo già chiesto ai sensi della legge 241/90 sulla trasparenza nella pubblica amministrazione tutta la documentazione e l’accesso agli atti in quanto intendiamo impugnare questo atto illegittimo perché in totale contrasto con la legge nazionale sulla raccolta del tartufo”.
“Inoltre abbiamo dato mandato ai nostri legali di ravvisare qualsiasi danno nei nostri confronti da parte dei sopracitati amministratori pubblici e nei confronti dei presidenti del Consorzio di bonifica 6 toscana – si conclude la lettera – oltre che del presidente dell’associazione tartufai senesi per il risarcimento dell’eventuale danno e per un tentato abuso e violazione della legge qualora non decada immediatamente tale accordo e sia dia la possibilità a tutti di poter accedere lungo i corsi d’acqua demaniali come previsto dalla legge. Chiediamo che tale illegittimo atto, che prevede la raccolta riservata a pochi tartufai residenti esclusivamente nella provincia di Siena per migliaia di chilometri di corsi d’acqua pubblici patrimonio del demanio dello stato e vocati alla raccolta del Tuber Magnatum Pico (Tartufo Bianco pregiato) nei comuni di: Siena, Montalcino, Asciano, Buonconvento, Murlo, Monteroni d’Arbia, Castelnuovo Berardenga, Trequanda, Asciano, Pienza e San Quirico d’Orcia venga immediatamente revocata e che si ristabilisca la legalità nella libera cerca del tartufo nella provincia di Siena”.
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