
“Saranno danneggiati sia gli ebrei che gli arabi”: dice il senese David Fiorentini, ex-presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia, mentre commenta il sì del consiglio regionale che impegna la giunta toscana a interrompere le relazioni con il governo israeliano
“La decisione del presidente Giani rappresenta, purtroppo, un’occasione persa – il suo commento-. È davvero un peccato, perché ha ceduto a pressioni ideologiche che vanno contro i principi della libertà accademica e contro la possibilità di costruire collaborazioni fruttuose con lo Stato di Israele. Collaborazioni che, negli anni, hanno portato benefici concreti anche in ambito scientifico e sanitario. A perderci saranno numerose università toscane, che avevano in atto progetti comuni con istituzioni israeliane. Progetti che coinvolgevano non solo cittadini ebrei, ma anche moltissimi cittadini arabi israeliani, soprattutto nel settore sanitario, dove rappresentano una parte importante del personale medico e infermieristico. È importante ricordare che i cittadini arabi israeliani godono degli stessi diritti degli altri cittadini, e proprio per questo questa decisione penalizza sia ebrei che arabi”.
Sia l’associazione Italia-Israele di Firenze che il presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink aveva esortato Eugenio Giani per far sì che l’atto fosse stoppato. Ma a palazzo Panciatichi si è andati avanti. E segue le orme di Puglia ed Emilia Romagna
“Questa scelta è ancora più discutibile se si considera il momento in cui arriva – dice ancora-: durante il Pride Month. Israele è l’unico Paese del Medio Oriente dove i diritti della comunità LGBTQ+ sono tutelati. Proprio in questi giorni, si stanno svolgendo importanti manifestazioni come il Gay Pride a Tel Aviv e persino a Gerusalemme. In parallelo, ha suscitato attenzione mediatica la notizia della barca con cui Greta Thunberg si sta dirigendo verso Gaza. È paradossale che un’attivista ambientale protesti contro l’unico Stato della regione che investe concretamente in energia rinnovabile, desalinizzazione e gestione sostenibile delle risorse idriche. Se si volesse davvero intraprendere una protesta coerente, si dovrebbero prendere in considerazione anche altri contesti: come la Cina, con la repressione degli Uiguri e i campi di rieducazione, o il Sudan, con 14 milioni di sfollati. Eppure si parla soltanto di Gaza, per motivi che sembrano più ideologici e politici che umanitari”.
Per Fiorentini si tratta di una decisione che non va verso la pace. “Se si vuole promuovere la pace, è fondamentale coinvolgere entrambe le parti: anche Israele, che oggi sta combattendo una guerra che non ha voluto né iniziato, ma che porta avanti per cercare di liberare ancora oltre 50 ostaggi, vivi o morti, prigionieri nella Striscia di Gaza”, continua.
Scetticismo anche verso l’annuncio del Governatore che intende presentare una proposta di legge di iniziativa regionale per il riconoscimento dello stato palestinese. “La domanda è: quale governo si andrebbe a riconoscere? Quello di Hamas, un’organizzazione terroristica islamista, o l’Autorità Palestinese, che oggi ha un controllo reale solo su parte della Cisgiordania (aree A e B)? – aggiunge Fiorentini-. Il riconoscimento di uno Stato palestinese dovrebbe avvenire solo al termine di un vero processo di pace bilaterale, con il coinvolgimento di Israele e degli altri attori regionali che stanno cercando di mediare. Un riconoscimento unilaterale, in questo momento, rischia di essere solo un gesto politico senza fondamento reale”.
“Si parla di riconoscere uno “Stato libero e sovrano”, ma la verità è che i palestinesi non sono liberi, poiché sono oppressi dal regime di Hamas, che ostacola la distribuzione degli aiuti umanitari e spesso ne intercetta le risorse provenienti da enti internazionali, comprese le Nazioni Unite e il Gaza Humanitarian Fund sostenuto dagli Stati Uniti – conclude-.Per questo motivo, è essenziale ribadire che la soluzione dei due Stati può essere percorsa solo attraverso un vero processo di pace. Riconoscere oggi unilateralmente uno Stato palestinese equivarrebbe a premiare chi ha iniziato la guerra con il massacro del 7 ottobre, legittimando la strategia del terrore di Hamas”.
MC