Paninari, metallari, dark, new wave, post-punk. La musica negli anni 80 ha guidato e definito la moda di quel decennio. E tra giacche a vita stretta con le spalline da giocatore di football, capelli cotonati, ciuffi e permanenti, magliette fluo, paillettes, giubbotti di pelle e pantaloni “all’acqua in casa”, l’Italia stava per vincere i mondiali in Spagna, consacrando Pablito Rossi a leggenda del calcio mondiale e Mtv apriva la sua prima sede a New York, cambiando per sempre il modo di fruire la musica, trasformandola in vera e propria arte a 360°.
Cosa succedeva nella nostra amatissima città in quegli anni ce lo racconta Massimo Biliorsi nel nuovo numero di Subway, proseguendo il viaggio iniziato negli anni ’60 a bordo di una metropolitana immaginaria su cui ogni amante della musica e del costume vorrebbe fare un giro. Ad ogni fermata aneddoti di concerti indimenticabili, di band della zona che portavano influenze internazionali “nelle lastre” e nella provincia, di locali che hanno segnato un’epoca e capolavori del periodo dei giganti della musica.
Su Subway è proprio la musica la vera protagonista che strizza l’occhio agli immancabili riferimenti ormai iconici del periodo, alle pubblicità storiche e agli oggetti oggi in disuso che strappano un sorriso ai nostalgici, come me, ma anche ai giovani di oggi che li vedono per la prima volta (chi si ricorda del Commodore 64?).
Per chi ha sempre fame di musica dal vivo, risulta difficile non provare un senso di invidia nel leggere il cartellone dell’offerta musicale del periodo nelle nostre zone: artisti di altissimo livello, del calibro di Paolo Conte, Alberto Fortis o Ivano Fossati, per citarne alcuni, che si esibiscono in Fortezza, alternandosi con band locali e nazionali. Un sogno.
Mi casca l’occhio su Loredana Bertè al Palasport il 20 giugno del 1983. C’ero anche io! È stato il primo concerto della mia vita, con mamma e zia che mi dicevano che tra una canzone e un’altra si deve urlare, “proprio come fanno le vere fans dei Beatles” (cit.). Per non parlare dei concerti “in trasferta” di cui Massimo Biliorsi ci racconta: i Clash, Bob Marley, Mike Oldfield e gli Stones. Dei mostri sacri.
Subway è un tesoro di informazioni e un susseguirsi di flashback, una fotografia di un’epoca passata resa immortale dalla musica. Dopo avere divorato le sue pagine dalla grafica accattivante, a metà tra una fanzine di altri tempi, un diario di memorabilia e una mappa della vecchia cara “tube” londinese, è impossibile non avere voglia di accendere lo stereo per immergersi nuovamente in quelle sonorità, per chi le ha vissute e se le ricorda ancora, o magari fare una ricerca su YouTube o Spotify, per ascoltarle per la prima volta.
Valentina Biagini
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