Siena

Tracine, meduse e ricci: i rischi del bagno al mare. Ecco i consigli del medico

Il mare è fonte di benessere ma è necessario un pizzico di attenzione perché anche la spiaggia più bella può nascondere delle insidie, specie nell’acqua, dove vivono pesci e animali marini come tracine, scorfani, meduse, ricci di mare, anemoni che se incontrati nel modo sbagliato, possono causare ferite dolorose o fastidiose dermatiti. Le tracine o pesci ragno sono pesci che vivono e si nascondono nei fondali sabbiosi e per tale motivo possono involontariamente essere calpestati.

Sul dorso hanno degli aculei piuttosto appuntiti dotati di un canalicolo attraverso il quale iniettano nella cute un potente veleno che rimane attivo anche 2 o 3 ore dopo la morte dell’animale. Il contatto solitamente avviene con i piedi e da origine a ferite modeste, ma questo non devo trarre in inganno.

“I primi sintomi, – afferma il dottor Michele Pellegrino direttore della Dermatologia dell’ospedale Misericordia di Grosseto, – arrivano quasi subito e sono rappresentati da un dolore molto forte, quasi insopportabile per i bambini. La pelle si irrita e si gonfia e alcune volte si assiste a spasmi simil convulsivi e la perdita della funzione nell’arto colpito. Per un primo soccorso è consigliabile tenere ferma e tranquilla la persona colpita immergendo la zona colpita in acqua molto calda (anche salata) o tenerla sotto la sabbia riscaldata dal sole, poiché il veleno è termolabile. Non è consigliato l’utilizzo di acqua fredda o ammoniaca anche se il freddo rallenta la diffusione della tossina. Eventualmente, – aggiunge il medico dell’Asl Toscana sud est, – si può anche somministrare un antidolorifico o un antistaminico. Se si manifesta una difficoltà a respirare, caso raro, o un calo di pressione è consigliabile recarsi in Pronto soccorso al più presto. Per evitare questo genere di incontri basta dotarsi di sandali o pinne per evitare di mettere il piede nudo sul fondale sabbioso”.

La puntura da riccio di mare è un’inconveniente a cui si può andare incontro soprattutto quando ci s’immerge per fare snorkeling in prossimità di fondali rocciosi. I suoi aculei sono aguzzi e piuttosto fragili per cui facilmente penetrano, si spezzano e rimangono infissi nella cute. “Una volta penetrati nella pelle, – spiega Pellegrino, – sarà utile lavare e disinfettare la parte e tentare di estrarre gli aculei con delle pinzette o con l’ausilio di un ago. Questa procedura spesso non è facile ed è consigliabile consultare il medico che valuterà la terapia migliore. È consigliabile rimuovere gli aculei in un lasso di tempo ragionevole in quanto col passare del tempo le spine tendono a penetrare in profondità rendendone quindi più complessa la asportazione”.

Nei nostri mari non è infrequente imbattersi poi in meduse, anemoni e pomodori di mare dotati di tentacoli di varia dimensioni ricoperti di cellule, che, al contatto con la superficie cutanea, iniettano sostanze tossiche provocando dermatiti simili ad ustioni. “Le lesioni provocate sulla cute umana, accidentalmente urtata dalle meduse, – sottolinea il direttore della Dermatologia dell’ospedale di Grosseto, – riproducono di solito la configurazione lineare del tentacolo e sono direttamente proporzionali alla durata del contatto e alla quantità di tossine iniettate. Solitamente si avverte una sensazione di bruciore associato a dolore e prurito la cui durata è piuttosto variabile, ma può perdurare anche 10-15 giorni. É consigliabile lavare la zona colpita con acqua di mare e non usare acqua dolce, grattare o strofinare la parte ferita peggiorando così la situazione. Per procedere alla rimozione dei tentacoli e dei filamenti residui vanno usati guanti protettivi o si possono agglomerare con sabbia, talco o farina e fare un lavaggio con acqua salata. Successivamente andranno applicati prodotti specifici reperibili in farmacia a secondo dell’entità del danno, eventualmente sotto consiglio del medico curante o dello specialista”.

Bisogna poi avere attenzione alla medusa notturna che si presenta con un ombrello del diametro di circa 6-8 cm, di colorito variabile dal rosso al porpora pallido, da cui si dipartono otto sottili tentacoli di lunghezza variabile. “E’ dotata di un forte potere urticante ed è una di quelle che si può più facilmente incontrare nei nostri mari insieme al cosiddetto “polmone di mare”, con il suo tipico ombrello cupoliforme bianco che, fortunatamente, è dotato di un potere urticante molto più blando. Meglio si conoscono questi animali e più facile prestare attenzione ed evitare i loro contatti”, conclude il dottor Michele Pellegrino che coglie l’occasione per ringraziare il dottor Riccardo Sirna per i suggerimenti dermatologici e come esperto subacqueo e sommozzatore.

marco crimi

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