Il radiologo interventista Ricci aggiunge che “la protesi endovascolare è stata disegnata e realizzata su misura sull’anatomia del paziente. È una protesi del tutto innovativa che permette la rivascolarizzazione anatomica di tutti e tre i vasi a destinazione encefalica, senza ricorso alla circolazione extracorporea e a bypass extra- anatomici. L’intervento endovascolare prevede fasi estremamente delicate, in cui si rilascia la protesi in arco aortico sotto guida angiografica e si rivascolarizzano i tronchi arteriosi con apposite protesi secondarie, rispettando la naturale origine dei vasi”.
Il paziente sta bene ed è stato dimesso. “Il risultato raggiunto è frutto di grande affiatamento e professionalità abituate a collaborare su casi di grande complessità – prosegue Neri –. Il nostro team è in grado di assicurare, in elezione ed emergenza, il trattamento di alcune tra le più complesse patologie cardiochirugiche e cardiovascolari, ovvero la patologia dell’aorta toracica e toracoaddominale”. “Il ringraziamento – conclude Neri – va a tutti gli attori che hanno contribuito al successo terapeutico di un caso così complesso e senza alternative, tra cui infermieri, tecnici di radiologia interventistica coordinati dalla dottoressa Manola Maffei, gli strumentisti della sala operatoria di cardiochirurgia, i tecnici della perfusione e i medici Marco Cini, Laura Candeloro, Raffaele Schiavone della Radiologia Interventistica e Giulio Tommasino, Enrico Tucci e il professor Luigi Muzzi della Uosa di Chirurgia dei grossi vasi”.