Trent’anni al servizio della Robur. Ezio Targi ripercorre la sua storia

Era il 1993 quando Nelso Ricci lo chiamò e da quel momento, per l’ormai storico massaggiatore del Siena Ezio Targi, la causa bianconera è diventata una vera e propria ragione di vita.

Sono passati trent’anni da quella chiamata e in tutto questo tempo, Ezio, si è guadagnato il rispetto e l’amore di un’intera città, per la sua dedizione e la sua umiltà.

Non a caso, domenica scorsa, nel derby contro l’Asta Taverne, i tifosi della Robur, hanno voluto rendere omaggio al massaggiatore per eccellenza e per il lavoro svolto in questi trent’anni.

 

“Non avrei mai pensato di ricevere un omaggio del genere – commenta Ezio Targi, massaggiatore del Siena Fc -. Forse ho fatto anche la figura del bambino, quando mi sono messo a piangere, ma per me la Robur è tutto. Ho sempre cercato di regalare un sorriso a tutte le persone che sono passate e vedere ricambiato questo amore, significa tanto per me. In questi giorni ho ricevuto chiamate da tutti: tifosi, giocatori, allenatori e pure dirigenti. Ho dato tanto al Siena, come il Siena ha dato tanto a me. Quest’estate, infatti, in un momento non semplice della mia vita, la società mi ha fatto sentire la sua vicinanza e nel momento in cui sentivo di non farcela, la Robur è stata decisiva e mi ha fatto tornare felice”.

                                                                 

Alcuni tifosi hanno detto che Ezio Targi, è forse uno degli uomini che più di tutti ha onorato la maglia, ed è molto semplice il motivo: in trent’anni non ha mai abbandonato la nave e quando c’era bisogno, non si è mai risparmiato.

Sempre presente, non solo nei momenti unici della serie A, ma anche in quelli più duri, in cui della Robur non sapevamo cosa potesse rimanere.

                   

“Ho fatto tutto per pura passione – spiega Targi -. Quando c’era bisogno, ero il primo ad alzare la mano: ho spazzato in terra, preparato il tè per gli intervalli delle partite, massaggiato gli arbitri nei match più gelidi, scherzato con i giocatori quando non erano su di morale. Insomma, ho cercato di fare del mio meglio, ma senza voler apparire, perché per me l’unica cosa che contava era vedere sorridere gli altri. Questo è uno dei momenti più emozionanti della mia vita e devo ringraziare tutti per questo”.

Quando si sente uno scooter nelle vicinanze del campo, non ci sono mai dubbi: è arrivato Ezio. Dunque, per tutto quello che hai fatto e che ancora farai, non si può fare altro che dire grazie.

Pietro Federici

Si ringrazia Nicola Natili per le foto