Giovedì scorso, 11 luglio, si è svolto un incontro tra i sindacati e l’azienda Trigano per discutere delle prossime scadenze dei contratti a termine, che sono circa 69, di cui 61 che scadono ad agosto ed i restanti 8 nei mesi successivi. Ma la proposta della parte datoriale non è piaciuta alla FIOM CGIL.
“Alla Trigano ci sono 356 contratti a tempo indeterminato e 69 contratti a termine – spiega Fabio Cameli della FIOM CGIL – ed attualmente vengono prodotti 17 mezzi al giorno che necessitano proprio di tutte queste 425 persone. Finora l’accordo sindacale determina che il percorso delle stabilizzazioni arrivi a 36 mesi, adesso l’Azienda ha chiesto un’ulteriore deroga per poter arrivare a 60 mesi o addirittura a 72, sostenendo che hanno bisogno di almeno un 20% di flessibilità”.
“Dei 69 tempi determinati – prosegue Cameli – 39 hanno già un’anzianità lavorativa fra i 2 e i 3 anni, 20 persone fra 1 anno e 2 anni e 2 lavoratori circa 8 mesi, per finire ci sono 8 impiegati che hanno delle anzianità lavorative abbastanza variegate. Noi chiediamo che si proceda con delle stabilizzazioni, non con delle proroghe continue”.
“Pensiamo che la flessibilità si debba gestire con degli accordi sindacali sull’orario di lavoro – conclude il sindacalista – non usando solamente contratti precari. La precarietà lavorativa non va incentivata anche perchè la stabilizzazione e la qualità del lavoro conviene anche alle imprese”.
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