Scrivo queste righe da Venafro, che è la “porta” naturale di quel Molise, che fino a qualche settimana fa doveva subire gli sghignazzi di quelli che sostenevano che non esisteva, e adesso sembra invece diventata la meta turistica obbligatoria da visitare nel corso dell’anno 2020.
Da bravi provinciali quali siamo, per scoprire il Molise c’è voluto un articolo del New York Times, che ha inserito questa regione fra le 50 mete turistiche mondiali da non perdere. E da quel momento in poi, televisioni, giornali e siti internet italiani stanno facendo la gara a chi parla meglio di questa piccola regione. Perché si fa presto a dire Molise e mettere quattro belle foto a corredo di un articolo, spesso banale e frettoloso. Ma io il Molise lo conosco, lo frequento e ne parlo da oltre 25 anni, quando fu Pasquale Di Lena (allora segretario generale dell’Enoteca Italiana di Siena) a farmelo scoprire, con il piacevole compito di battere palmo a palmo i tanti comuni che aderirono all’Associazione nazionale Città dell’Olio.
E dunque vi suggerisco di partire proprio da qui, dall’antica città di Venafro – al confine con Lazio e Campania –, con una visita al Museo archeologico ed al Castello Pandone, ma senza trascurare quel Parco regionale dell’olivo che è testimonianza storica di un prodotto considerato prezioso e squisito fin dall’epoca dell’Impero romano. Un olio extravergine di oliva che si sposa a meraviglia con il pane molisano, che considero uno fra i più buoni d’Italia.
Il mio personale taccuino di viaggio prosegue verso l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, il Museo del Paleolitico di Isernia, l’area archeologica di Altilia Sepino, il teatro sannitico di Pietrabbondante, la Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone (dove è possibile vedere come nascono campane dal suono perfetto), l’anfiteatro romano di Larino, gli oliveti di Ururi e San Martino in Pensilis, per arrivare poi al mare di Campomarino, Termoli e Petacciato.
Vi avverto però che il vostro viaggio attraverso il Molise finirà per essere più lento di ogni vostra previsione. Prendetevi almeno due giorni in più, perché vorrete assaggiare mozzarelle di bufala, formaggi, salumi, ed i tanti piatti tipici di questa regione, che è fra le più autenticamente rurali di tutta Europa. Aggiungete una bottiglia di vino Tintilia del Molise (vitigno autoctono) e vi accorgerete quanto sarà difficile, alzarvi da tavola – anche a pranzo – senza aver consumato un pasto completo.
Roberto Guiggiani
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