Sono ormai vent’anni che in Italia si parla di pescaturismo ed ittiturismo, ma pochi sanno di cosa si tratta e quale sia la differenza fra questi due modi – invero affascinanti – di avvicinarsi al mondo dei pescatori. Siccome si tratta di attività, anzi di vere e proprie esperienze, che vengono offerte durante tutto l’anno, credo sia arrivato il momento di conoscerle e soprattutto di provarle.
Il pescaturismo consiste nel salire a bordo di un peschereccio, naturalmente autorizzato ed attrezzato adeguatamente, e partecipare in prima persona all’attività di pesca in mare, scoprendo direttamente dalla voce, dai gesti e dalla fatica dei pescatori, cosa significa portare ogni giorno il pesce fresco sulle nostre tavole. L’ittiturismo, invece, significa invece vivere la vita dei pescatori sulla terra ferma, vivendo nelle loro case, mangiando il pescato che non interessa al mercato, sentendo sulla propria pelle – sia pure per pochi giorni – la secolare separazione che esiste fra coloro che vivono e lavorano in mare e coloro che al mare ci vanno solo per fare il bagno e prendere il sole.
Una separazione che – nei secoli – si è tradotta anche in conflitti ed ostilità fra la gente di terra e la gente di mare, e che rappresenta forse uno dei motivi non trascurabili dello scarso successo di queste forme di turismo. Eppure tante sono le cooperative di pescatori che da anni propongono il pescaturismo e l’ittiturismo lungo tutte le coste italiane, illustrando anche le nuove tecniche di pesca responsabili e più sostenibili, che mirano a tutelare il patrimonio ittico dei nostri mari, già minacciato dall’inquinamento della plastica.
E la fatica – autentica – di uscire in mare con i pescatori, per vivere la loro giornata e non per una esperienza finta ed edulcorata, vale senz’altro il prezzo del biglietto. Da Chioggia a Comacchio, da Sant’Antioco a Favignana, da Viareggio a Savona, da Bagnara Calabra a Salerno, ogni giornata con i pescatori è solo apparentemente sempre uguale: si esce dal porto la mattina molto presto, quando è ancora buio; si raggiungono le reti calate il giorno precedente; si controlla l’esito della pesca; si cucina e si mangia a bordo il pesce appena pescato. In realtà, ogni volta è un’avventura sempre diverse, perché ogni singola città di mare ha le sue tradizioni, i suoi riti, le sue scaramanzie ed i suoi pesci pregiati e quelli considerati meno buoni.
Roberto Guiggiani
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