“I bambini hanno pianto quando hanno superato la dogana e hanno dovuto salutare il loro padre. Fortunatamente hanno preso questa cosa come un viaggio e ancora non si rendono conto di cosa sta accadendo nel loro Paese…”.
Katerina ha la voce soffocata dall’emozione quando racconta questo passaggio. Ma è tutta la sua storia ad essere un forte e feroce pugno nello stomaco per chi l’ha ascolta. Nelle sue parole infatti c’è la tragedia vissuta da un popolo, quello ucraino, che in due settimane ha perso tutto. Un popolo fatto soprattutto di semplici civili, come la stessa zia di Katerina. “Vive a Irpin, a 500 km da casa mia, e fa la dirigente scolastica. Lei è stata quella che mi ha detto che la guerra era scoppiata perché i russi avevano attaccato passando dalla Bielorussia – ci dice-. Oggi la sua casa è stata devastata dagli sciacalli, mentre quella di mia cugina è stata distrutta dalle bombe…”.
Katerina ora è al sicuro, accolta in una struttura nel nostro territorio, insieme ai suoi tre figli. Suo marito però è rimasto in Ucraina, a Kam”janec’-Podil’s’kyj, in attesa di una chiamata dell’esercito in caso di offensiva dei russi. “Tutto questo è difficile da capire e da accettare…”, la donna si limita a commentare così.
Kam”janec’-Podil’s’kyj è anche la città dove i due vivevano la loro vita fino a quando non è arrivato il giorno che ha sconvolto le loro esistenze. “Il 24 febbraio, quando è scoppiata il conflitto- prosegue – sono iniziate a suonare le sirene. Ho vissuto il caos: le persone scappavano senza sapere dove andare; tutti si erano messi in macchina ma nessuno capiva cosa stesse accadendo”.
I missili russi però continuavano ad essere lanciati dalla Transnistria. “Noi viviamo un po’ fuori dalla città ed una sera, intorno alle 20.30, la vicina ci ha detto che sarebbe stato bombardato il ponte ad un chilometro da casa nostra. Successivamente abbiamo visto quattro elicotteri dell’esercito ucraino che sostavano proprio vicino alla nostra abitazione. Lì avevamo capito che la guerra era arrivata davvero e che dovevamo partire”, ci racconta Katerina.
La chiosa è un messaggio per tutti noi: “Conosco tanta gente russa venuta a vivere in Ucraina. Sono persone normalissime e questa non è la loro guerra, non è la guerra dei russi ma di Putin. Lui non si fermerà – conclude-. Adesso sappiamo che sparano ai civili chiudete per favore i nostri cieli”.
Marco Crimi