Se per l’olio non è la migliore delle annate, ancor peggio lo è per la raccolta delle castagne.
I cambiamenti climatici, le botte di calore e le piogge torrenziali, hanno influenzato negativamente la crescita del frutto autunnale per l’eccellenza.
Come confermato da Coldiretti, il 2023 risulta essere uno dei peggiori degli ultimi anni per quel che riguarda la castagnatura, tanto che alcune aziende dell’Amiata non hanno potuto neanche provvedere alla vendita del prodotto.
“È stata un’annata terribile per le castagne – commenta Rossana Suh dell’azienda agricola Amiata Bio -. Purtroppo, le gelate primaverili non hanno permesso una formazione adeguata al frutto e infatti abbiamo trovato tantissime castagne ammuffite. A livello di produzione, abbiamo avuto un calo del 70%-80%, impedendoci anche di poter soddisfare le richieste dei supermercati per quanto riguarda la distribuzione”.
Una situazione critica, dunque, che oltre a ridurre il numero di caldarroste, di montebianco o marron glacés in tavola, porta ad un notevole aumento dei prezzi di mercato.
L’unica nota positiva resta sulla qualità, che nuovamente si conferma di altissimo livello, nonostante il numero minimo di castagne raccolte.
“Questa crisi dei castagneti ha portato, naturalmente, ad un notevole aumento dei prezzi – spiega Rossana Suh -. Si stima che il valore delle nostre castagne sia aumentato del 25% e le richieste dei consumatori verso il prodotto sono, senza dubbio diminuite. Sulla qualità, effettivamente, non si discute: le poche castagne venute fuori, infatti, sono veramente di ottima qualità ed è l’unica magra consolazione di quest’anno”.
Pietro Federici