
Un apparecchio di nuova generazione, intelligente e capace di inviare piccoli impulsi elettrici al sistema nervoso per “spegnere” il dolore come fosse un interruttore: è il sistema basato sulla tecnologia “Closed Loop”, impiantato su un giovane paziente affetto da anni da dolore cronico neuropatico agli arti inferiori e alla schiena.
L’intervento di neurostimolazione midollare è stato effettuato dai medici del servizio di Terapia Antalgica delle Scotte, Elena Fatighenti e Agnese Faltoni, ed è il primo in Toscana eseguito con questa moderna innovazione.
Il servizio di Terapia Antalgica, a cui appartengono anche i medici Marco Mautone, Francesco Palilla e Andrea Licata, è un Centro Hub regionale per la terapia del dolore ed è coordinato da Pasquale D’Onofrio, medico anestesista e direttore dell’Anestesia e Rianimazione perioperatoria e generale.
“L’attività di impianto di neurostimolazione midollare nel nostro ospedale – spiegano le dottoresse Fatighenti e Faltoni – è attiva da oltre 20 anni. La novità, in questo caso, consiste nella tecnica ‘Closed Loop’: il neurostimolatore è in grado di regolare autonomamente la neuromodulazione, ovvero gli impulsi elettrici generati da un pacemaker collegato a due elettrocateteri impiantati nello spazio peridurale dorsale. Più precisamente – proseguono – attraverso la rilevazione continua dei potenziali evocati dal paziente, questo dispositivo riesce a rendere la terapia il più possibile personalizzata, costante e ottimizzata, mantenendo il trattamento in armonia con i ritmi della vita quotidiana”.
Il dolore del giovane colpisce soprattutto gli arti inferiori e la schiena, compromettendo la qualità della vita e l’attività lavorativa. L’intervento è stato eseguito in anestesia locale, con assistenza radiologica e in regime di day surgery. È stato possibile grazie a un efficace lavoro di squadra.
“Ringraziamo tutte le figure professionali coinvolte – commenta D’Onofrio – a partire dallo specialista neurochirurgo Biagio Carangelo della Neurochirurgia, diretta dal professor Salvatore Chibbaro, che ha indirizzato il paziente alla Terapia Antalgica; la Farmacia ospedaliera, con la responsabile Giovanna Gallucci e le farmaciste Alice Corzani e Donata Iozzi, che hanno supportato i medici nel reperimento del dispositivo; il personale della sala operatoria e le infermiere Roberta Piazzi e Paola Bertoncini, insieme all’OSS Sabrina Capriotti, coordinate dal coordinatore infermieristico Giovanni Giacomini; il tecnico di radiologia Paolo Fabbroni, coordinato da Francesca Tanzini; e infine il personale dell’ambulatorio di Terapia Antalgica, con le infermiere Roberta Alinari, Dania Minelli e l’OSS Simone Bonelli, coordinati dalla coordinatrice infermieristica Angela Iacovelli. È fondamentale – conclude – ricordare che interventi di questo tipo richiedono un team multidisciplinare come quello presente all’ospedale Santa Maria alle Scotte, dove ogni professionista lavora con l’obiettivo comune di mettere il paziente al centro”.