Si può proteggere sia i delfini e salvare il pescato del giorno? A questa domanda hanno cercato di dare una risposta il Cnr , le Università di Siena e Padova, Legambiente, Blue world institute of marine research and conservation e Filicudi wildLife conservation.
Il loro progetto si chiama Life delfi ed è cofinanziato dalla Ue e vede anche la partecipazione di quattro zone marine protette (Isole Egadi; Punta Campanella; Tavolara Punta Coda Cavallo; Torre del Cerrano). Le aree di intervento sono invece 10, 8 in Italia e 2 in Croazia: Punta Campanella, Isole Egadi, costa Toscana, isole Eolie, Tavolara, costa Veneta a nord del Delta Po, Torre del Cerrano, Adriatico centrale, Istria e Cres.
“L’obiettivo è quello di salvaguardare la specie del delfino Tursiope ed impedire che resti impigliato nelle reti da pesca”. A dirlo è Letizia Marsili, docente del dipartimento di scienze fisiche e della terra e dell’ambiente dell’ateneo di Siena. Nei luoghi appena citati infatti è aumentata la presenza di delfini e purtroppo la loro interazione col la pesca porta sia ad un bilancio economico negativo per i pescatori che alla morte degli stessi cetacei che restano, appunto, impigliati nelle reti.
Ecco perché, come spiega Marsili, si è avvertita la necessità di cercare di trovare un metodo nuovo di pesca sostenibile. La soluzione? Puntare su dei dissuasori acustici che vengono installati nelle reti. “Quando il delfino si avvicina questi strumenti emettono dei suoni che vengono sentiti dal loro udito. Così il Tursiope si allontana”, spiega Marsili che aggiunge “il primo step del nostro lavoro è stato fare capire ai pescatori l’importanza del nostro progetto”
Prima i pescatori manifestavano una certa diffidenza, racconta la docente, poi però hanno iniziato a usare questi dissuasori. “Il kickoff meeting di Life delfi è stato due anni fa e, causa covid, siamo andati un po’ a rilento. Ma dai primi dati che abbiamo acquisito negli ultimi mesi vediamo che la quantità di pescato è aumentata ed abbiamo preservato la vita dei delfini. Il successo è stato incredibile”.
Non c’è solo questo però: l’Università di Siena ha iniziato un’altra attività. “A Talamone e a Torre del Cerrano stiamo istruendo i pescatori a vedere i delfini come risorsa, non come ‘competitor’ per i pesci. Un esempio? I pescatori possono portare i turisti con le loro imbarcazioni a vedere i cetacei”.